“Il Consiglio comunale di Brindisi impegna il Sindaco e la Giunta a chiedere al governo di dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente adottando tutti i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”. Limpida, inequivocabile e risoluta la mozione votata e approvata all’unanimità dai presenti alla seduta del Consiglio comunale di ieri, 10 novembre. Dai presenti, appunto, perché i consiglieri della Lega (all’opposizione) erano assenti, nonostante i molti altri punti importanti all’ordine del giorno.
L’atto del parlamento cittadino prosegue impegnando l’Amministrazione: “a negare qualsiasi richiesta di autorizzazione per manifestazioni o altre iniziative sul territorio comunale ai movimenti e associazioni citati in premessa ovvero a movimenti e associazioni a loro riconducibili, perché in contrasto con gli articoli 1 e 3 della legge 20 giugno 1952, numero 645”. Non solo. Il documento prevede la segnalazione al prefetto della “presenza sul territorio comunale di gruppi, movimenti, associazioni riconducibili ad associazioni di chiara ispirazione neofascista che svolgano attività attraverso sedi fisiche ovvero attraverso l’uso dei social network”.
Un’ora e mezza di interventi in cui le altre destre, in riferimento all’assalto alla Cgil, a un Pronto soccorso di Roma e ad altri luoghi della democrazia in tutta Italia, avevano cercato di sminuire la portata di tali gravissimi episodi. «Sono stati attacchi di violenza pura, senza alcuna connotazione politica. Quindi tale mozione non è necessaria», hanno detto dai banchi dell’opposizione di destra. Negando l’evidenza, dunque. Al momento del voto, i consiglieri di Forza Italia e di Fratelli d’Italia sono usciti dall’aula, scomparsi. La mozione è stata votata all’unanimità dalla maggioranza di centrosinistra, ma anche da parte dell’opposizione: dai consiglieri 5 Stelle e di altri partiti e liste civiche di centro.
Il documento era stato presentato dal capogruppo del Pd in Consiglio, Maurizio Pesari, introdotto e argomentato dalla consigliera Livia Dell’Anna ed energicamente difeso e sostenuto dal sindaco, Riccardo Rossi, al quale il consiglio comunale ha così dato un mandato preciso e da lui ben recepito sin dall’inizio.
Già prima della terribile pandemia, il Comitato provinciale Anpi di Brindisi, aveva incontrato le istituzioni locali, tutte le associazioni e i partiti democratici e antifascisti della provincia con l’obiettivo di costruire una alleanza salda contro i neofascismi e per la strenua difesa della Costituzione. Un confronto e un rapporto che continua ancora oggi in una larga rete che coinvolge enti locali, sindacati, associazioni, partiti e singole persone. Un’alleanza indispensabile per scongiurare tragici ritorni al passato.
Il recente mandato al sindaco di Brindisi è stato generato, come è scritto nella mozione approvata, dagli ultimi indegni e vergognosi episodi a partire da quello del 9 ottobre scorso, quando, in occasione di una manifestazione contro l’obbligo del green pass per i lavoratori, a Roma, per l’intero pomeriggio e fino a tarda sera, soggetti appartenenti a Forza Nuova e ad altre organizzazioni di estrema destra, assaltarono la sede nazionale Cgil e un Pronto soccorso. Violenza, vandalismo, devastazione.
Ma altri episodi, troppi, avevano infestato l’aria dell’Italia antifascista già ben prima e non si può “minimizzare in modo colpevole, ambiguo e irresponsabile l’ispirazione di queste organizzazioni politiche all’eredità del ventennio fascista e l’uso della forza e della violenza come metodo di azione politica in radicale contrapposizione con l’identità antifascista della Costituzione repubblicana”.
La mozione fa riferimento alla XII disposizione transitoria e finale della Carta che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e all’articolo 3 della legge 645, cioè la Scelba: “Qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il ministro per l’Interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione, del movimento o del gruppo. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’articolo 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’articolo 77 della Costituzione”.
Finora sono tre i casi di movimenti politici sciolti in virtù dell’altra modalità prevista dalla legge Scelba, cioè dopo una sentenza passata in giudicato: il caso di Ordine Nuovo nel 1973, di Avanguardia Nazionale nel 1976 e, il più recente, del Fronte nazionale nel 2000, a tutela della legalità democratica e repubblicana sancita dalla Costituzione.
Riporta ancora la mozione: “È fuor di dubbio che Forza Nuova sia un’organizzazione politica di estrema destra che si ispira al fascismo, come stabilito da una sentenza della Corte di cassazione: ‘Nonostante la fine del regime fascista, sono sopravvissute associazioni e organizzazioni politiche che, come Forza Nuova, si ispirano a questa ideologia e che (…) pretendono di tutelare la propria identità politica’”. L’atto approvato continua: “Quanto avvenuto il 9 ottobre scorso a Roma rientra chiaramente tra le fattispecie previste dalla legge Scelba, ovvero l’uso della violenza quale metodo di lotta politica, il propugnare la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione, la denigrazione della democrazia e delle sue istituzioni”.
Ciò sta accadendo con le infiltrazioni neofasciste nelle manifestazioni organizzate dalle categorie colpite dalla crisi emergenziale scaturita dall’emergenza sanitaria in corso. La strategia è quella di “strumentalizzare il disagio economico derivante dal contesto emergenziale, al fine di acquisire proseliti e popolarità”.
Serve dunque un segnale forte a livello governativo: lo scioglimento di Forza Nuova e di tutte le organizzazioni neofasciste, in base alla Legge fondamentale e alle norme del nostro ordinamento. E serve un segnale forte anche dai territori.
A Brindisi è arrivato. Ora, dopo l’accoglimento della mozione, l’amministrazione comunale di Brindisi negherà l’autorizzazione di manifestazioni indette o riconducibili ai neofascisti, segnalerà alla Prefettura tali organizzazioni, sia che agiscano in sedi fisiche, sia attraverso i social. In sintesi: si atterrà semplicemente alle norme contenute nella Costituzione e nelle leggi della Repubblica, nata dalla Resistenza al nazifascismo dei nostri partigiani.
Pubblicato giovedì 11 Novembre 2021
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