Pordenone. Il medico Pietro Bartolo, presentato – citando la Costituzione – dal presidente dell’Anpi provinciale di Pordenone, Loris Parpinel, all’Auditorium regionale, in due ore ha raccontato la realtà degli sbarchi a Lampedusa che lui vive da ben 28 anni. Coloro che, il 3 marzo scorso, hanno affollato la platea, e i moltissimi rimasti in piedi, hanno potuto sentire ciò che governo e media non dicono.
Bartolo ha sistematicamente smentito le bugie della propaganda dei tanti, troppi, esponenti politici che costruiscono le proprie carriere diffondendo odio, astio e rancore contro i richiedenti asilo.
«Io le chiamo persone – ha esordito Bartolo – e al molo Favarolo di Lampedusa, in quasi trent’anni che faccio il medico, fra vivi e morti (i bambini morti affollano i miei incubi) ne ho visitati 350mila. Vi dicono che sono tanti coloro che dall’Africa approdano nel nostro Paese. Ma noi siamo 60 milioni e, in percentuale – ha osservato Bartolo – ha accolto più richiedenti asilo Malta che l’Italia. Dicono che arrivando dall’Africa diffondono epidemie. Pur essendo di natura cagionevole – ha continuato Bartolo – in 28 anni che presto loro soccorso non ho mai contratto alcuna malattia. Le uniche “epidemie” degli africani che arrivano in Italia sono dovute all’asfissia, molti sono morti chiusi nelle stive dei barconi e per le ustioni che si procurano a contatto della mistura letale, formata da benzina e acqua di mare. Soprattutto le donne, fatte sempre sedere al centro dei gommoni, vengono a contatto con quel liquido che di notte, in mezzo al Mediterraneo, dà loro una sensazione di tepore, e invece le uccide con i loro piccoli. Le malattie degli africani sbarcati a Lampedusa dalle navi della Guardia costiera o delle Ong sono sempre state disidratazione, ipotermia, ustioni, traumi e lesioni fatali procurate dai torturatori mafiosi libici, violentatori di tutte le donne imbarcate, anche se sono bambine».
Quanto alla realtà attuale, Pietro Bartolo ha voluto tratteggiarla commentando alcune immagini proiettate. «Continuano a morire attraversando il deserto e nei lager libici, dove vengono derubati, seviziati, uccisi, con le donne sistematicamente violentate. Dopo aver contribuito a spogliare l’Africa delle sue risorse – ha osservato Pietro Bartolo – rifiutiamo di accogliere chi chiede solo di sopravvivere. Si emigra perché perseguitati e affamati da regimi e per fuggire da guerre volute da quegli stessi regimi. Non esiste una distinzione fra migrazioni politiche ed economiche. L’aiuto più urgente che potete dare voi tutti – ha concluso Bartolo – è raccontare ciò che avete visto e sentito questa sera. Aiutate i richiedenti asilo nella vostra Pordenone, io continuerò a farlo a Lampedusa e, dovunque andrò, sarò testimone di ciò che vedo e vivo».
Il presidente dell’Anpi provinciale Loris Parpinel, ha conferito a Pietro Bartolo la tessera Anpi e il “pittore degli ultimi”, Ottavio Sgubin, ha donato un dipinto al medico di Lampedusa.
Esaurite, in mezzora, centinaia di copie dei libri di Pietro Bartolo: “Lacrime di Sale” e “Le stelle di Lampedusa”. Il medico ha promesso che continuerà a far conoscere, in ogni modo, la realtà di Lampedusa. Dobbiamo aspettarci altre sue opere in libreria e, chissà, in tanti se lo augurano, anche un seguito al film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, premiato nel 2016 al Festival di Berlino con l’Orso d’Oro.
Sigfrido Cescut, Anpi Pordenone
Pubblicato martedì 23 Aprile 2019
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