Il rettore dell’Università di Siena, Roberto Di Pietra, e la presidente provinciale Anpi Siena, scoprono la lapide dedicata ai tre studenti partigiani

Franco Tiberi Venturucci, nato a Grosseto nel 1923, studente di Medicina all’Università di Siena, viene ucciso durante una rappresaglia nazista a Monticello Amiata, durante la fase del passaggio del fronte, il 19 giugno 1944.

Luigi Carletti, nato a Siena nel 1921, è studente di Giurisprudenza. Sottotenente di artiglieria contraerea, dopo l’8 settembre torna a casa, a Monte San Savino, dove inizia a organizzare la Resistenza. La villa dei Carletti diventa un luogo di accoglienza di prigionieri e sbandati, e una centrale operativa della lotta di Liberazione. Alla fine di giugno 1944, complici le informazioni ricevute dai fascisti locali, un reparto della divisione Hermann Goering vi fa irruzione. Tutti i componenti della famiglia sono accusati di connivenza col nemico e torturati. Il padre, picchiato e minacciato di fucilazione, riesce a fuggire. Il 2 luglio, Luigi è condotto nel bosco e fucilato. Il suo cadavere, con i segni evidenti delle sevizie subite, verrà ritrovato solo dopo nove giorni. La madre Carolina Veltroni e la sorella Licia sono incarcerate a Firenze, e riescono fortunosamente a salvarsi dalla deportazione. Carletti è riconosciuto partigiano del Raggruppamento Monte Amiata IV° Gruppo 7° Brigata.

La lapide dedicata ai tre studenti Caduti

Anche Vittorio Labate, nato a Napoli nel 1919, studia Giurisprudenza all’Università di Siena. Labate, sottotenente di Pubblica Sicurezza, è catturato in seguito a una delazione insieme ad altri sette uomini della PS con i quali si è unito alla Resistenza. Vengono torturati per quattro giorni prima di essere fucilati a Collesalvetti il 22 giugno 1944. Vittorio Labate è riconosciuto partigiano della 3° Brigata Garibaldi Formazione Santo. A lui è dedicata la Caserma di PS Livorno.

Hanno partecipato alla cerimonia i massimi rappresentanti delle istituzioni: il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, nella foto con la fascia di tessuto ricamata, e la sindaca di Siena, Nicoletta Fabio, in fascia tricolore, oltre ai familiari dei Caduti e a rappresentanti Anpi

Grazie a una ricerca condotta dall’archivista Alessandro Leoncini e da Giovanna Giorgetti, del Circolo Anpi degli Atenei senesi “Carlo Rosselli”, dall’archivio storico dell’Università sono emerse le carte che riguardano i tre giovani Caduti, a cui il 22 novembre 1944, quando Siena è libera solo da pochi mesi e mentre ancora in Italia si combatte, il rettore Mario Bracci conferisce la laurea ad honorem.

Il rettore Di Pietra durante il discorso alla cerimonia

Nel discorso che tiene in quell’occasione, Bracci dice tra l’altro: «E se pure nelle nostre Università agì con effetti davvero desolanti l’avvilimento spirituale del fascismo, anche da questo nostro Studio uscirono buoni soldati e anche qui sostarono sicure sentinelle. Qui a Siena si laureò il 9 luglio 1923 Carlo Rosselli. (…) Qui laureiamo oggi ad honorem Luigi Carletti e Franco Tiberi Venturucci, e Vittorio Labate laureeremo tra breve, appena potrà essere presente la sua sventurata famiglia».

I ruolini partigiani dei tre studenti Caduti

E, nelle lettere alle famiglie, dichiara: «Mi inchino innanzi alla memoria del glorioso caduto. Ora lo spirito di questo studente sta con i compagni di Curtatone e Montanara a proteggere la libertà del nostro Paese».

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, durante l’intervento alla cerimonia

Il 22 novembre 2024, nell’80° anniversario di quella laurea ad honorem e in coincidenza con l’apertura dell’anno accademico, il rettore dell’Università degli Studi di Siena Roberto Di Pietra, di concerto con il Comitato provinciale Anpi Siena e con il Circolo degli atenei senesi “Carlo Rosselli”, ha voluto apporre nel cortile del Rettorato una lapide che celebra i tre studenti. Alla cerimonia hanno partecipato alcuni parenti degli studenti Caduti, la sindaca Nicoletta Fabio, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, i presidenti dei comitati provinciali Anpi di Grosseto, Luciano Calì, e di Arezzo, Leno Chisci.

La presidente del comitato provinciale Anpi Siena interviene alla cerimonia

Come abbiamo sottolineato nella cerimonia di inaugurazione, fare memoria non è la semplice testimonianza di un passato drammatico – il fascismo e la guerra – e della vicenda resistenziale che coinvolse tanti giovani che seppero rendersi disponibili alla liberazione e alla costruzione di un mondo nuovo e democratico. È anche la proposizione e la condivisione di una verità storica, per quanto impegnativa e vincolante possa sembrare questa parola, che usiamo perché combattiamo le forme di revisionismo cui periodicamente assistiamo, e che ultimamente sono molto aggressive e pericolose non tanto perché cercano di stravolgere la lettura del passato, quanto perché vogliono minare la capacità critica, che è la caratteristica principale per lo sviluppo e per il mantenimento della società democratica. E poiché l’Università è su tutti il luogo in cui maggiormente si coltivano l’insegnamento e la pratica della capacità critica, non possiamo che ricordare con riconoscenza coloro che quella capacità, e la responsabilità che ne deriva, seppero mettere in gioco.

In sala con i familiari dei Caduti e le autorità civili e militari

Nella sua prolusione la professoressa Patrizia Gabrielli, ordinaria di Storia contemporanea e Storia di genere, ha sottolineato come tra il 1943 e il 1945 scuole e università acquistano la funzione di centri di aggregazione e di azione partigiana. Raggiungere la Resistenza, scriveva Rossana Rossanda, era semplice, la rete attorno all’università era funzionante. Lo stesso per Luigi Meneghello, per cui il punto naturale di orientamento era stato il gruppo dei suoi compagni di università. Teresa Mattei, a Firenze, trova riparo in un’aula universitaria dopo aver fatto saltare in aria un convoglio tedesco carico di esplosivo. Sempre a Firenze, alla facoltà di Scienze politiche, c’è Vittorio Meoni, tra i principali protagonisti della Resistenza senese.

Vittorio Meoni nel 2006

Combattono contro il nazifascismo, continua Gabrielli, ragazzi e ragazze privi dell’autorità paterna in senso concreto, in quanto i padri sono impegnati nei fronti di guerra, e in senso simbolico, in quanto si consuma in quella stagione una frattura generazionale. Si tratta di una generazione, come aveva osservato Massimo Mila, “costretta a cavare quasi tutte da sé stessa le risorse, per sanare la bancarotta avuta in eredità dai padri”.

Nela foto di gruppo, a ricordo di un’importante cerimonia, da sinistra: Silvia Folchi, la docente dell’Università di Siena Patrizia Gabrielli; il rettore dell’ateneo, Roberto Di Pietra; Leno Chisci, presidente provinciale Anpi Arezzo; e Luciano Calì, presidente provinciale Anpi Grosseto

«Il legame della Resistenza con la gioventù però — conclude Gabrielli — va ben al di là del connotato anagrafico dei protagonisti, direi piuttosto che la giovinezza è l’essenza stessa della Resistenza, e questo in virtù della passione che la anima, tanto da poter definire questa complessa esperienza “una bella avventura, in cui ci si imbarcava con giovanile trasporto”, secondo quanto ricordato da Dante Livio Bianco. Nella Resistenza si sperimenta il senso dell’agire insieme: un protagonismo collettivo che opera nel quadro di una prospettiva solidale, e apre a un futuro di pace, di libertà e di democrazia. Questa è l’eredità che Luigi Carletti, Vittorio Labate, Franco Tiberi Venturucci ci hanno consegnato. A noi il compito di mantenerla intatta».

Silvia Folchi, presidente provinciale Anpi Siena, segreteria nazionale Anpi

Tutte le foto dell’iniziativa sono dell’Ufficio stampa dell’Università degli Studi di Siena, che ringraziamo.