Alessandro Capuzzo, 15 anni, è un nome che su Patria Indipendente è già apparso. Lo scorso anno mi aveva rilasciato una interessante e simpatica intervista a seguito di un lavoro svolto insieme all’Anpi Arcore e Monza Brianza sulla Resistenza. Il lavoro, inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha riscosso l’interesse del Capo dello Stato che gli ha risposto con un messaggio affettuoso e stimolante.
“L’inferno era qui”, il titolo del lavoro di ricerca di Alessandro che, in sessanta pagine di interviste, testimonianze, documenti e immagini ottimamente composte e impaginate, svelano la passione del ragazzo e, nello stesso tempo, contribuiscono a far comprendere quanto le giovani generazioni, se opportunatamente accompagnate, sono in grado di affrontare i temi della storia con sensibilità e competenza.
La ricerca, di fatto, è un vero e proprio testo da consultare per conoscere di più. Il lavoro di Alessandro è importante perché attraverso le fonti locali, comprende il significato di chi ha sofferto e subìto il fascismo e realizza il sacrificato di chi ha immolato la propria vita per donarci la libertà. Qui il link all’articolo.
Da quel momento, Alessandro, non ha mai smesso di “fare ricerca”. E così ecco arrivare un altro whatsapp che contiene un nuovo scritto. Lo leggo. Come allora, ciò che mi colpisce è il fatto che un ragazzo di 15 anni utilizza una parte non secondaria del suo tempo per trattare una memoria che ci rimanda all’attualità. Nel nuovo testo individua gli adulti come “fonti” e “sostegno” per le giovani generazioni. Come a dire “Io sto facendo la mia parte da adolescente e studente, ma chiedo di più”. È una richiesta diretta. Oggi, di suo pugno, vuole condividere ulteriori riflessioni, parlandoci appunto dei Senior. Da leggere.
“Sono Alessandro, ho 15 anni e scrivo questo articolo perché… mi sono accorto che ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie che mi stanno permettendo di fare un meraviglioso, ma allo stesso tempo drammatico viaggio attraverso la Resistenza. Per questo penso possa essere interessante condividere i miei pensieri con voi lettori. Mi sono reso conto che il punto di vista e i pensieri di un ragazzo della mia età, quelli di un giovane che ovviamente non ha vissuto la lotta partigiana, ma che non ha nemmeno conosciuto persone che ne hanno fatto parte, valgono molto perché possono essere uno strumento di confronto tra i giovani, ma anche tra i Seniors, i quali possono comparare punti di vista più acerbi ma non per questo da ignorare”.
“Ho un sacco di cose da raccontare e condividere con voi e, piano piano, le tirerò fuori tutte ma oggi vorrei iniziare dal motivo per il quale ho iniziato a sentire la necessità di sapere di più, di conoscere quel pezzo di storia”.
“Tutto ha avuto inizio alla scuola primaria, dove le maestre ci raccontarono la storia dei bambini dì Terezìn. Io, fanciullo come loro, sono riuscito quasi a immedesimarmi nelle loro storie e capire che avevano vissuto qualcosa che andava oltre la crudeltà umana! Non conoscevo bene i fatti storici di quel periodo ma poco importava, perché la cosa fondamentale è stata l’emozione che ho provato: empatia. Li ho conosciuti attraverso i loro disegni e vi assicuro che non sono servite parole per spiegarli, perché anche se ero piccolo ho capito perfettamente cosa è significato il nazifascismo, soltanto guardando, in silenzio, quei dipinti. Poi, le maestre ci hanno invitato a scegliere uno di quei dipinti, per poi provare a riprodurlo. Quello che mi aveva colpito di più raffigurava un bambino deportato che saliva una scala in legno in una specie di ampolla ma dalla quale, alla fine, ne uscivano solo i vestiti, spinti dal gas. Certamente, dietro quel disegno, c’era l’urlo di un bambino che si era reso conto che l’unica possibilità di essere libero sarebbe stata la morte e anche io, fanciullo come lui, l’avevo intuito e quando ho disegnato quegli indumenti portati via dal fumo (lo ricordo come fosse ieri), ho provato profonda tristezza e quell’emozione è rimasta per sempre dentro di me. Condivido con voi questo mio disegno e un altro, sempre realizzato da me, in cui cercavo di esprimere la necessità di costruire un mondo diverso da quello che conosciamo, un mondo di armonia e unione”.
“Col passare del tempo, le emozioni provate quel giorno sono diventate qualcosa di più grande e ho sentito il bisogno di conoscere, sapere. È stata proprio in questa fase che è entrata in gioco l’Anpi e le persone meravigliose che ne fanno parte: ma questo pezzo di storia ve lo racconterò la prossima volta! Quello che spero, infine, è che l’esperienza fatta a scuola possa essere sperimentata da ogni bambino o ragazzo durante il proprio percorso di istruzione perché è un modo per essere toccati nell’animo, un po’ come adagiare un seme che magari germoglierà…”
“Rivolgendomi agli adulti, vorrei dire di provare a stuzzicare la curiosità dei giovani con storie, aneddoti e racconti interessanti che parlano di emozioni e sentimenti, senza necessariamente toccare dettagliatamente gli avvenimenti storici, anche partendo da qualche semplice situazione quotidiana si può così facilmente piantare un seme! Potete concretamente creare opportunità per le nuove generazioni perché si possa davvero costruire un futuro migliore (come quello disegnato da me bambino) basato anche sul conservare viva la memoria storica. E allora chiedo a voi adulti: “siete pronti a mettervi in gioco per noi giovani?”. Non vedo l’ora di poter scrivere il prossimo articolo! Un simpatico saluto a tutti!”
Alessandro ci ricorda che per le generazioni nate molto lontano dalla Resistenza è necessario sicuramente conoscere, ma che ci vuole anche uno stimolo in più. Stimola, e direi incita, gli adulti a essere attivi e riferimento, per permettere ai più giovani di “fare esperienza”, perché è quella la differenza che permette una maggiore consapevolezza. Alessandro ci dice che a ogni argomento, che trasforma la storia in educazione civica, dovrebbe seguire in automatico un coinvolgimento diretto, cioè un gesto concreto. Riflettendo sulle sollecitazioni di Alessandro, penso a come Anpi è strutturata e presente nel territorio italiano e a quanti giovani possono attingere dall’Associazione informazioni e scambi di esperienze. Probabilmente non ci sarebbe un solo Alessandro, ma almeno altri 1.600.
Alessandro, dunque, stimola gli adulti, e fa bene. Perché spesso gli adulti, al di là delle formali dichiarazioni, non investono sulle giovani generazioni per renderle protagoniste del loro presente e quindi anche del futuro di tutti. Alessandro invita gli adulti a non commettere l’errore più grande che si possa fare: non trasferire la propria esperienza, la propria conoscenza, ma tenerla per sé come “eredità acquisita”, meramente personale e, dunque, col rischio di estinguersi. La sintesi di tutto questo Alessandro la traccia molto bene: i giovani hanno, sostiene, “punti di vista più acerbi ma non per questo da ignorare”. Un monito oltre ogni ragionevole dubbio.
Paolo Papotti, Comitato nazionale Anpi, responsabile Formazione
Pubblicato sabato 7 Dicembre 2024
Stampato il 11/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/adulti-siete-pronti-a-mettervi-in-gioco-per-noi-giovani/