Ha osato chiedere al Comune di Pescara «di adoperarsi per la ricostruzione dei murales di Willy Monteiro e George Floyd vandalizzati in poco più di 48 ore, con la stessa energia con la quale nello scorso gennaio si mosse per riposizionare una corona di fiori vandalizzata presso un monumento dedicato ai morti delle foibe». Tanto poco è bastato al sindaco di Pescara per scatenare contro l’Anpi locale una reazione non esattamente compassata.
L’associazione dei partigiani pescarese aveva posto all’attenzione su un tema che dovrebbe essere a cuore di tutti in un Paese democratico: «Il razzismo va chiamato razzismo, senza giri di parole, e come tale va affrontato anche con atti concreti da parte delle Istituzioni».
Invece il primo cittadino Carlo Masci è sembrato talmente colpito da replicare, e sul sito comunale ufficiale, con una serie di accuse, quali celare “interessi disinformati o disinformazione interessata”, e di “inseguire fantasmi”, avendo assicurato in Consiglio il ripristino delle opere seppur “ovviamente secondo le forme e le modalità proprie”. Per il sindaco inoltre non è l’Anpi “a dover chiedere o pretendere iniziative e comportamenti da parte del primo cittadino. Non è questo il suo ruolo”.
Non si è fatta attendere la replica del comitato provinciale Anpi di Pescara “E. Troilo” con la sezione di Pescara “G. e R. Gialluca, smantellando punto per punto invettive poco consone a un incarico istituzionale in tempi di democrazia. Ribattono gli eredi pescaresi della Resistenza: «A che titolo un sindaco può pensare di dire a una associazione cosa può chiedere e cosa può dire? Porre domande e fare richieste restano una prerogativa democratica di cui l’Anpi non intende fare a meno, e questo vale tanto per le associazioni quanto per i cittadini».
Proseguono i partigiani pescaresi: «Noi parliamo dei nostri temi e i toni da ventennio di fronte a questioni come il razzismo e la violenza non sono tollerabili», ricordando di non aver «mai sentito nessuna condanna da parte del sindaco (ma anche o chi per lui) quando via Renato Berardinucci, medaglia d’oro della Resistenza, è stata trasformata in via Ezra Pound dai “fascisti del terzo millennio” di CasaPound, con tanto di rivendicazione, né quando è comparsa una svastica sui manifesti del 25 aprile». Affonda l’Anpi: «Non abbiamo apprezzato prese di posizione nette quando si sono verificati gravi episodi di violenza e discriminazione: noi eravamo in piazza, altri erano intenti a derubricare quei fatti a goliardate o normali scazzottate tra giovani».
Il sodalizio partigiano, Ente morale, nella consapevolezza di esercitare le sue prerogative chiede: «Con quale diritto e a che titolo si adombrano dubbi su un’associazione nata nel 1944 dalla lotta di Liberazione dal nazifascismo, tra le più longeve ed importanti della Repubblica, erede della Resistenza?».
E a testa alta prosegue: «Sono toni intimidatori che non possono essere tollerati». Come sa bene chi è impegnato nell’Anpi, i volontari della democrazia, scrivono comitato provinciale e sezione pescarese, dedicano tutto il tempo libero «a un ideale alto, all’antifascismo e alla difesa della Costituzione».
Il sospetto dunque è che «se veramente questi 4 gatti dei militanti Anpi sono così insignificanti, davvero questo attacco violento e becero non ha senso. Ma forse non sono 4 gatti e non sono così insignificanti».
Pubblicato giovedì 10 Giugno 2021
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