Il 23 marzo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il Presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia e la Presidente dell’Istituto Cervi Albertina Soliani. Nel corso dell’incontro è stato presentato al Presidente Mattarella un documento steso al termine di un recente seminario svolto dalle due organizzazioni. Il documento è stato inviato il giorno successivo ai gruppi dirigenti dell’ANPI con una lettera di presentazione a firma di Carlo Smuraglia.
Ecco il testo della lettera:
“Ieri mattina, assieme all’On. Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, siamo stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, al quale abbiamo consegnato, illustrandolo, il documento conclusivo del Seminario intitolato “Per uno Stato pienamente antifascista”, tenuto a Gattatico, presso la sede del Cervi, il 9 gennaio scorso.
Il Seminario era stato contrassegnato da un dibattito ampio e approfondito soprattutto su ciò che le istituzioni potrebbero (e dovrebbero) fare per rafforzare il contrasto ai movimenti neofascisti che affollano il nostro Paese e, più ancora, la rete. Il documento che Albertina Soliani ed io stesso abbiamo redatto a conclusione del Seminario, esprime con nettezza la situazione di grave carenza delle Istituzioni di fronte ad un fenomeno che appare sempre più in contrasto con l’indirizzo democratico e antifascista della Costituzione; ed è corredato, il documento, da una serie di proposte, tutte facilmente realizzabili, per precisi interventi normativi ed istituzionali, anche sul terreno delle autonomie.
Il documento in questione sarà poi illustrato anche ai Presidenti delle due Camere, ed infine al Presidente del Consiglio. Ma dopo la presentazione al Capo dello Stato, esso può essere ormai pubblicato.
Su questo terreno non possono esserci né incertezze né esitazioni. Si tratta di contrastare, con tutti i mezzi e gli strumenti possibili, esclusa la violenza, un fenomeno che non solo è inaccettabile, costituendo un vero e proprio insulto alla memoria di quanti hanno combattuto e si sono sacrificati per la libertà e la democrazia, ma costituisce anche – come ci ammoniscono gli storici più avveduti – un pericolo per la stessa solidità delle istituzioni democratiche. Ma si tratta anche di insistere e premere, affinché le istituzioni svolgano fino in fondo il compito democratico loro affidato dalla Costituzione.
Invito dunque tutti a svolgere su di esso riflessioni e confronti, traendone spunto per le vostre iniziative, di cui l’ANPI deve essere sempre alla testa. Ne raccomando, vivamente, la più ampia diffusione”.
Il documento
On. Presidente della Repubblica Italiana
Onorevole Presidente, il ripetersi, con frequenza sempre più fitta e diffusa sul territorio italiano, di iniziative e manifestazioni di stampo fascista, così come la presentazione di liste elettorali con espliciti richiami a simboli fascisti e come la vendita – particolarmente accentuata in varie zone d’Italia, care al fascismo – di simboli, gadget, immagini tipiche del regime mussoliniano, inducono da tempo l’associazionismo democratico a serie preoccupazioni, alimentate ulteriormente dall’enorme diffusione, sulla rete, di dichiarazioni, appelli, comunicati di tipo fascista e razzista, spesso con particolare virulenza.
L’associazionismo democratico e molte cittadine e cittadini reagiscono in modo civile, con proteste, presìdi, sollecitazioni per interventi delle Autorità competenti, sempre evitando conclusioni violente e tali da impegnare seriamente l’ordine pubblico.
Ma la pazienza e l’autocontrollo hanno un limite, che – quantomeno l’ANPI, l’Istituto Cervi ed altre organizzazioni democratiche – hanno sempre cercato di non superare. Tuttavia le provocazioni aumentano e si estendono anche alla partecipazione (frequente, specie a Milano e in Lombardia) di esponenti di movimenti razzisti, fascisti e nazisti di diversi Paesi europei.
Lo Stato sembra occuparsi di questi problemi solo sotto il profilo dell’ordine pubblico; ma non emerge (non solo ora, ma da molti anni) una precisa volontà politica, di tutti gli organi dello Stato, di reagire a questi fenomeni, realizzando quella “vocazione” antifascista, a cui è ispirata l’intera Costituzione. Spesso non si interviene, in nome del rispetto di alcuni diritti fondamentali previsti dalla Carte costituzionale, come se essi non avessero limiti, intrinseci ed estrinseci; spesso si oppone alle proteste l’affermazione “che non ci sono leggi”, laddove almeno due (la legge 20 giugno 1952, n. 645, nota come legge “Scelba” e la legge 25 giugno 1993, n. 205, nota come legge “Mancino”) sono tuttora in vigore e vengono applicate con coerenza dalla stessa Corte Suprema di Cassazione.
Ma c’è di più: l’art. 9 della citata legge 645/1952 (“Scelba”) conteneva un imperativo ed un impegno assai precisi, che vale la pena di riportare testualmente: “La Presidenza del Consiglio bandisce concorsi per la compilazione di cronache dell’azione fascista, sui temi e secondo le norme stabilite da una Commissione [….] presieduta dal Ministro per la pubblica istruzione, allo scopo di far conoscere in forma obbiettiva ai cittadini e particolarmente ai giovani delle scuole, per i quali dovranno compilarsi apposite pubblicazioni da adottare per l’insegnamento, l’attività antidemocratica del fascismo.
Ebbene, questa legge non è stata mai applicata, né dal Governo in carica al momento della Pubblicazione della legge stessa, né da uno qualsiasi dei tanti Governi successivi a tutt’oggi.
L’ANPI e l’Istituto Cervi hanno concordato da tempo sulla convinzione che qualunque tipo di mobilitazione dei cittadini potrà avere risultati effettivi e durevoli solo se sarà accompagnata da una presa di posizione antifascista da parte dello Stato, intendendo per tale il complesso delle istituzioni “statuali”, da un lato e il sistema delle autonomie dall’altro. Di tale convincimento hanno operato una verifica già in due occasioni, a Gattatico, presso la sede dell’Istituto Cervi in un Convegno del 2012 ed a Roma, in una sala pubblica, nei pressi del Parlamento, il 31 marzo 2014. Di quest’ultima iniziativa, sono stati anche pubblicati e diffusi gli atti. Di recente, ed esattamente il 9 gennaio 2016, le due Associazioni hanno promosso un Seminario presso l’Istituto Cervi, per una giornata, con il contributo di esperti come il politologo Pietro Ignazi il magistrato Carlo Brusco e l’ex Ministro della Pubblica Istruzione, Luigi Berlinguer (le cui relazioni sono state integrate da importanti interventi di esperti) e con l’apporto di una tavola rotonda riservata alle Autonomie, cui hanno partecipato il Sindaco di Torino e Presidente dell’ANCI, il Presidente della Regione Emilia-Romagna, i Sindaci di Udine e di Reggio Emilia, il Presidente della Provincia di Reggio Emilia.
Dal Seminario, molto partecipato, è emerso, rafforzato, il convincimento già più sopra indicato, circa la necessità assoluta ed urgente di una “presa di posizione” complessiva, da parte di tutte le Istituzioni, statuali e delle Autonomie; e sono stati sottolineati i pericoli che derivano dalla situazione più sopra denunciata, essendo pacifico – per tutti i partecipanti – l’insegnamento di storici come Pierre Milza, secondo cui la storia può ripetersi, anche in forme diverse, per cui bisogna sempre tenere presente quanto è accaduto nel passato, per confrontarlo con i pericoli del presente.
Tutti gli interlocutori hanno convenuto sull’urgenza di concentrare l’attenzione anche sulle stringenti tematiche delle discriminazioni, delle chiusure, delle derive nazionalistiche, odierne.
L’antifascismo utile all’Italia e all’Europa del XXI secolo è anche quello che impedisce la costruzione di muri, che tiene le frontiere aperte che risponde al bisogno di sicurezza con il presidio della legalità democratica. Non v’è battaglia più attuale e più coerente con il lascito dell’esperienza storica antifascista, di quella per la difesa dei valori della libertà, del diritto, della solidarietà, della democrazia che hanno costruito l’Unione Europea e che devono costituire il fondamento e la base della convivenza democratica, in Europa e nei singoli Paesi che la compongono.
Non sono stati ritenuti sufficienti, peraltro – nel Seminario – né la constatazione dei fenomeni, né il convincimento della loro rilevanza e pericolosità, né ci si è accontentati di un richiamo all’attenzione e all’iniziativa dei pubblici poteri. Sono emerse anche richieste e proposte concrete di tipo generale e per singoli settori; ed è stato dato, ai due Presidenti, rispettivamente dell’ANPI e dell’Istituto Alcide Cervi, l’incarico di rappresentarle ed esporle alle massime Autorità del nostro Paese.
E questo facciamo, col presente atto, e con l’esposizione di almeno alcune delle proposte, indicazioni e richieste emerse dal Seminario.
Ci permetteremo poi di chiedere di poterli illustrare di persona alle massime Autorità del Parlamento e del Governo.
Di seguito, le proposte e richieste, divise per “settori”.
Aspetti generali
Si ritiene necessario che lo Stato assuma, nel suo complesso ed in tutti i comportamenti dei suoi esponenti, un atteggiamento più nettamente e dichiaratamente “antifascista”, nel presupposto che a contraddistinguere il nostro sistema come “antifascista” non è soltanto la XII disposizione transitoria, ma tutta la Costituzione, per il netto contrasto tra i princìpi e valori che essa esprime ed ogni tipo di fascismo, di autoritarismo, di razzismo, di populismo. Non si tratta solo di aspetti formali, ma del “segno” che da parte delle pubbliche Autorità deve essere dato, nella citata direzione, a tutte le iniziative ed a tutti i comportamenti di qualsiasi organo dello Stato.
Va ricordato, una volta per tutte, il “segnale” che è derivato dal fatto che il Presidente della Repubblica Mattarella, nel suo discorso di insediamento, abbia fatto specifico riferimento alla Resistenza ed al 70° Anniversario della Liberazione. Buona parte delle Istituzioni ha avvertito il “segnale” e ad esso si è attenuta, anche nelle celebrazioni, appunto, del 70°. Lo stesso va detto per la manifestazione svoltasi alla Camera dei Deputati, con la presenza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Senato, il 21 aprile 2015, alla quale la partecipazione di molti partigiani ha conferito una valenza del tutto particolare e significativa, e come tale, chiaramente percepita da tutto il Paese. Con ciò, si intende dire che in tutte le manifestazioni, le prese di posizione, le iniziative, deve sempre emergere il particolare connotato del nostro sistema democratico, che è quello di essere “antifascista”.
Legislazione e giustizia
Le due leggi già richiamate, (la legge 20 giugno 1952, n. 645, nota come legge “Scelba” e la legge 25 giugno 1993, n. 205, nota come legge “Mancino”) sono chiaramente applicabili, tant’è che in diverse occasioni la stessa Corte Suprema di Cassazione le ha utilizzate per collocare i simboli fascisti, come il fascio littorio e il saluto romano, tra quelli che contraddistinguono una manifestazione in senso fascista, e come tali sono punibili, in quanto costituiscono reato (v. in particolare la sentenza 2026/2007 della Terza Sezione Penale e la sentenza 415/2014 della Prima Sezione Penale); naturalmente entro i limiti fissati, per la prima legge, della Corte Costituzionale, come da notissime decisioni. Va, peraltro, chiarito, poiché è frequente l’osservazione che non sono ammissibili leggi che contrastino col principio di libera manifestazione del pensiero, che la stessa Corte Europea dei diritti ha chiarito di recente, a chi invocava l’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che esiste anche l’art. 17, che reprime ogni manifestazione di abuso dei diritti di libertà (“sono legittime le restrizioni alla libertà di espressione quando essa viene utilizzata per fini contrari al testo ed allo spirito della Convenzione europea; fini che, se ammessi, contribuirebbero alla distorsione dei diritti di libertà previsti dalla Convenzione” – sentenza del 21.12.2015, nel procedimento 25239/13).
Esistono anche sentenze che riconoscono il carattere fascista di certe Associazioni che comunemente operano sul territorio italiano e talora cercano anche di concorrere ad elezioni (basti per tutte, la sentenza n. 11/2010 della Quinta Sezione Penale, contrassegnata da un’ampia ricostruzione anche di natura storico-giuridica). Restano, tuttora, molte incertezze, molte decisioni contraddittorie su fatti analoghi (significativo il caso di Milano, dove – per una manifestazione che si ripete puntualmente ogni anno con le stesse modalità di tipo fascista – un Giudice ha condannato ed un altro ha assolto). Restano ancora evidenti manifestazioni di disattenzione e di sottovalutazione dei fenomeni e ritardi che vanno al di là della nota lentezza della giustizia. Così come resta assolutamente scoperto tutto il campo delle dichiarazioni, comunicazioni, iniziative assunte attraverso la “rete”, che sono numerosissime, dotate di particolare offensività anche per la facilità di diffusione e tutte sottratte ad un regime penalistico sanzionatorio. Resta altresì la vendita ed esposizione di beni e prodotti tipicamente fascisti, assolutamente impunite. Su queste tematiche ci sono diversi disegni e proposte di leggi, fermi in Parlamento. È singolare che nessuno di essi abbia fatto passi avanti in concreto e che, per alcuni, non sia stato ancora neppure nominato il relatore: ulteriori segnali di disattenzione, sui quali sarebbe utile che si intervenisse. Prescindiamo del tutto da ogni valutazione di merito sulla bontà dei singoli disegni di legge, che spetta al Parlamento giudicare, ma che richiederebbero quantomeno una discussione.
Né sembrerebbe inutile l’impostazione di un dibattito parlamentare su un possibile Testo Unico (di carattere “innovativo”) che riordinasse la materia e provvedesse ad integrarla ed a renderla più efficace. Non va, poi, sottovalutato il tema della “cultura” storico-politico-giuridica, della Magistratura, chiamata ad affrontare procedimenti che implicano anche un certo tipo di conoscenze, quantomeno storiche. Su questo sarebbe sicuramente utile un intervento della Scuola Superiore della Magistratura, per istituire appositi corsi, a fianco di quelli più strettamente e squisitamente “giuridici”. Del tema risulta essersi occupato il precedente Consiglio Direttivo della Scuola e la questione verrà riproposta all’attuale Consiglio, confidando che esso possa essere finalmente recepito ed attuato in concreto.
Scuola
È assolutamente evidente che alla scuola spetta il compito di formare dei “cittadini”, per di più attivi. In questo contesto, è nella scuola che non solo devono essere fatti conoscere gli eventi storici principali del secolo scorso (il fascismo, la Resistenza, la Seconda guerra Mondiale, la Costituzione), ma tutto deve essere orientato nella direzione della formazione alla “cittadinanza attiva”.
Ci sono non poche iniziative in corso, anche in virtù di un protocollo d’intesa sottoscritto da ANPI e MIUR; allo stesso modo, l’Istituto Cervi è ente accreditato per la formazione, e con lo stesso MIUR ha in approvazione un protocollo sui temi della formazione democratica. Occorre attuare questi strumenti più in profondità e bisogna soprattutto che si dia applicazione alla normativa vigente, spesso non adeguatamente rispettata. In realtà, oltre all’impegno consacrato nell’art. 9 della legge 20.06.1952, n. 645, dedicato principalmente ai giovani della scuola (“per i quali dovranno compilarsi apposite pubblicazioni da adottare per l’insegnamento […] per far conoscere l’attività antidemocratica del fascismo”), ci sono altri provvedimenti di legge che interessano a questo fine e dovrebbero essere attuati concretamente. Anzitutto la legge 30.10.2008, n. 169, all’art. 1 dispone che a partire dall’anno scolastico 2008-2009 “sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale, finalizzate all’acquisizione nel primo e secondo ciclo di istruzione, della conoscenza e delle competenze relative a “cittadinanza e Costituzione, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale”.
La stessa legge di Riforma della scuola, approvata di recente (Legge 13.07.2015, n. 107, art. 1, comma 7, lettera D) fissa alcuni obiettivi da perseguire, tra cui “lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica, attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture”, e più oltre (lettera E) “impegno allo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità”, etc. Dunque, gli istituti ci sono; ma come vengono utilizzati se le ore dedicate alla storia ed alla educazione alla cittadinanza attiva si restringono anziché aumentare? Occorre, dunque, su questo piano, un vero e proprio salto di qualità, senza del quale continuerà a verificarsi il fenomeno evidenziato dalla scelta attuata dagli studenti in occasione della prima prova dell’esame di Stato, per le Scuole secondarie di secondo grado, in cui solo il 2,5-3,1% ha optato per la traccia “C”, che proponeva un tema storico e di attualità. In occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico 2015-2016, l’ANPI nazionale ha distribuito nelle scuole una copia della Costituzione italiana, con una introduzione del suo Presidente intitolata “Dai valori della Costituzione alla cittadinanza attiva”. Può essere qualcosa di utile, se gli insegnanti la utilizzeranno come strumento didattico e informativo; ma è certo che un’Associazione può anche attivarsi e concorrere, in qualche modo, alla realizzazione di un obiettivo fondamentale per il futuro del Paese, ma non può sicuramente pensare di surrogarsi a quello che è, e resta, uno dei compiti fondamentali della scuola.
Conoscenza e rispetto della Costituzione
Partendo dalla premessa che quella richiamata è, per definizione, una Costituzione democratica e antifascista, risulta evidente la necessità di favorirne la piena conoscenza da parte di tutte le cittadine e tutti i cittadini ed in particolare dei giovani perché non solo la apprezzino, ma imparino anche a rispettarla ed “amarla”. Un illustre relatore, nel Seminario all’Istituto Cervi, si è richiamato alla necessità dalla realizzazione di un forte “patriottismo costituzionale”, come base di una corretta convivenza civile; e molti altri lo hanno seguito su questa linea. Inutile rilevare che la semplice distribuzione della Costituzione, che spesso viene fatta da Associazioni e Comuni, è pur sempre utile, ma certamente non sufficiente. Se si vuole contrastare l’affermazione di valori che tali non sono e che, anzi, confliggono con quelli costituzionali, lo Stato – nel suo complesso – deve attivarsi per raggiungere lo scopo della valorizzazione dei princìpi e dei valori costituzionali, intendendo per tali non solo quelli che attengono a diritti, ma anche quelli che richiamano doveri, non meno importanti, come quelli “di solidarietà politica, economica e sociale” (art.2 della Costituzione).
Autonomie
Anche in questo campo c’è moltissimo da fare, essendo le Regioni dotate sia delle competenze sia degli strumenti necessari ed essendo particolarmente rilevanti anche sul piano etico-politico, le posizioni dei Sindaci. In diverse Regioni sono state approvate leggi per sostenere e rafforzare gli studi e le ricerche storiche sulla realtà contemporanea, sulla seconda guerra mondiale, sulla Resistenza, sulla Costituzione. Molte di queste leggi, tuttavia, non sono state finanziate o lo sono state in modo assolutamente inadeguato. Una recente legge della Regione Emilia-Romagna ha dimostrato che si “può fare”, non solo approvando la legge, ma prevedendo anche il finanziamento di un milione. Altre, come la Lombardia, hanno una legge simile, dal 2010, ma non l’hanno mai finanziata; solo in occasione dell’ultima legge “finanziaria” è stato approvato un emendamento che stanzia 50.000 Euro (in Lombardia!). In altre Regioni non c’è nulla ed è evidente che invece occorrerebbe un impegno più fattivo e concreto anche per far conoscere i fenomeni e i fatti più recenti, dal fascismo, alla Liberazione ed alla Costituzione. Quanto ai Sindaci, che si trovano molto spesso di fronte alla richiesta di spazi pubblici per riunioni fasciste, regna una notevole incertezza. C’è una proposta, formulata in Romagna (ad Imola), di introdurre in tutti i regolamenti comunali relativi agli spazi pubblici, una clausola che inibisce il rilascio di autorizzazioni, quando la motivazione è di carattere “fascista”. È da vedere se questo potrebbe essere fatto con un provvedimento nazionale, oppure se debbano essere i Sindaci a dovervi provvedere. Certo, vi è una situazione di incertezza, allo stato attuale, che occorre rimuovere. In ogni caso, è stato giustamente osservato da un Sindaco che il Primo cittadino non può restare “imparziale”, quando si tratta di violazioni dello spirito della Costituzione e deve assumere le proprie responsabilità. C’è, infine, la questione delle liste elettorali, oggi rimessa alle decisioni di ogni singola Commissione. Occorre stabilire il principio che le liste con netto e dichiarato connotato fascista non devono essere ammesse. Ci sono dei precedenti positivi, c’è un pronunciamento del Consiglio di Stato. Anche qui sarebbe utile una legge di indirizzo, che risolvesse il problema una volta per tutte. Nell’attesa, sarebbe certamente utile quantomeno un “indirizzo” formale da parte del competente Ministero.
Sottoponiamo queste riflessioni e queste proposte, scaturite da un dibattito franco e aperto e da confronti ed approfondimenti dei due organismi promotori (l’ANPI e l’Istituto Alcide Cervi) all’attenzione delle massime autorità politiche dello Stato, a partire dalla più alta, quella del Presidente della Repubblica, che rappresenta l’unità nazionale ed è il supremo garante del rispetto e dell’attuazione della Costituzione e dunque anche della convivenza civile del Paese. Si confida nella sensibilizzazione di tutte le Istituzioni statuali e delle Autonomie, per la presa in considerazione delle proposte formulate e, ove possibile, per la loro attuazione, con la creazione, nel Paese, di un “clima” politico e istituzionale pienamente corrispondente agli intendimenti di chi ha combattuto per questa Costituzione democratica e antifascista e di chi l’ha discussa e approvata nell’ormai lontano 1947.
Con osservanza,
Roma – Gattatico, 10 febbraio 2016
Il Presidente Nazionale ANPI, Prof. Carlo Smuraglia – Il Presidente dell’Istituto Alcide Cervi On. Albertina Soliani
Copia di questo documento, dopo l’illustrazione al Capo dello Stato, sarà sottoposta all’attenzione del Presidente del Senato, della Presidente della Camera dei deputati e del Presidente del Consiglio. Si ritiene opportuno allegare, a fini di chiarezza e semplificazione, una rapida sintesi delle principali richieste e proposte formulate nel testo e/o emerse dal recente Seminario.
QUADRO SINTETICO DELLE RICHIESTE E PROPOSTE
- Adeguamento dei comportamenti di tutte le Istituzioni (dello Stato e delle Autonomie) ai connotati profondamente antifascisti desumibili dalla Costituzione;
- Adempimento dell’indicazione precisa di cui all’art. 9 della legge “Scelba”;
- Celebrazione dell’Anniversario della Repubblica e del “Voto alle donne” con interventi al massimo livello e con adeguati finanziamenti pubblici;
- Celebrazione del 2 giugno come festa della Repubblica e della Costituzione;
- Emanazione di una direttiva, da parte del Ministero dell’Interno, per il divieto (e per la prevenzione) delle manifestazioni pubbliche con caratterizzazione spiccatamente fascista e razzista;
- Porre in atto tutte le iniziative necessarie nella Scuola, per l’ampliamento delle ore dedicate alla storia della Seconda guerra mondiale, della Resistenza, della Costituzione;
- Impegno, in tutte le scuole, per l’indirizzo dei giovani verso una consapevole “cittadinanza attiva”;
- Ancora per la scuola, organizzazione di corsi di aggiornamento per insegnanti, sui temi più volte menzionati (fascismo, Resistenza, Costituzione);
- Infine oltre a quanto indicato ai punti 5,6,7, dare piena attuazione a quanto disposto dalla legge 30.10.2008 n. 169 e dalla legge 15.07.2015 (Riforma della Scuola), rispettivamente all’art. 1 della prima e all’art. 1, c.7, lettera D ed E della seconda.
- Interventi legislativi, compatibili con i precetti della Costituzione ed armonici con l’indirizzo antifascista della Carta, sui seguenti temi:
- Coordinamento delle norme urgenti (legge “Scelba” e legge “Mancino”) in forma di Testo Unico innovativo, introducendo norme estensibili alle manifestazioni e pubblicazioni fasciste sulla “rete” con previsione di specifiche responsabilità anche di controllo;
- Disciplina della vendita, distribuzione ed esibizione di beni, oggetti e gadget di chiaro stampo fascista;
- Introduzione nelle norme che disciplinano le votazioni, di disposizioni che inibiscano la presentazione di liste con esplicita qualificazione fascista;(queste iniziative possono essere realizzate anche mediante una ricerca dei disegni di legge esistenti in Parlamento su queste tematiche con attribuzione ad un’unica Commissione ai fini del coordinamento e di formazione di testi unificati e innovativi).
- Introduzione, nella Scuola Superiore della Magistratura, di corsi formativi, a carattere storico-politico, sul fascismo, sulla Seconda guerra mondiale, sulle vicende del dopo guerra, la Resistenza e la Costituzione;
- Provvedimento di indirizzo perché nei Regolamenti comunali che dettano la disciplina dell’uso degli spazi pubblici, venga introdotta una norma che consenta al Sindaco di negare spazi per manifestazioni esplicitamente fasciste;
- Esaltare e diffondere le “buone pratiche” in atto presso l’Amministrazione pubblica e nel sistema delle Autonomie, che applichino concretamente l’indirizzo democratico e antifascista della Costituzione;
- Generalizzare l’emanazione, da parte delle Regioni, di leggi a tutela della memoria e per la conoscenza della storia più recente (fascismo, Seconda guerra mondiale, Resistenza, Costituzione) con adeguati finanziamenti;
- Previsione di finanziamenti adeguati per le leggi regionali già esistenti, sulle tematiche indicate al punto precedente.
Pubblicato mercoledì 6 Aprile 2016
Stampato il 03/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cittadinanza-attiva/a-mattarella-il-documento-per-uno-stato-pienamente-antifascista/