«Questa giornata non è solo la risposta a una provocazione ma l’inizio di una nuova era della tolleranza zero: di fascisti con camicie nere o di ogni altra forma non ne vogliamo più sapere». Così il Presidente nazionale (ora Emerito) dell’Anpi, Carlo Smuraglia, da Roma, in Campidoglio, nell’evento centrale de “L’antifascismo in marcia”, centinaia di iniziative realizzate il 28 ottobre in tutto il Paese per reagire all’ennesima offesa dell’estrema destra alla Costituzione: celebrare il 95° della marcia armata su Roma e l’inizio del ventennio fascista.
Siamo in luogo istituzionale fortemente simbolico, l’Aula Giulio Cesare, dove si riunisce il parlamento cittadino. Accanto a Smuraglia, al centro degli scranni, in fascia tricolore c’è la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che ha fortemente voluto ospitare l’incontro-convegno promosso dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia; di fianco ci sono la Vice Presidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi, l’Assessore della Regione Lazio Alessandra Sartore, il Presidente della Fivl, Francesco Tessarolo, la docente dell’Università di Padova Giulia Albanese. In tribuna e in platea, i rappresentanti della società civile, delle associazioni, dei sindacati e dei partiti che hanno aderito alla mobilitazione dell’Anpi.
Una valanga: Cgil e Spi-Cgil, Cisl, Arci, Aned, Anppia, Fiap, Fivl, Anrvg, Ucei, Fondazione Giacomo Matteotti, Pd, Sinistra Italiana, Prc, Psi, Pci, L’altra Europa con Tsipras, Articolo1-Mpd, Campo progressista, Possibile, Coordinamento democrazia costituzionale, Libertà e giustizia, Articolo 21, Rete della conoscenza, Rete degli studenti medi. Naturalmente, in Aula Giulio Cesare non sono voluti mancare numerosi anziani partigiani.
Aria delle grandi occasioni dunque in Campidoglio, scandita da ogni intervento. «Dobbiamo continuare a proclamare Roma fieramente e orgogliosamente antifascista» ha detto la prima cittadina capitolina, ricordando che nel 1922 «il partito guidato da Mussolini prendeva il potere con la violenza, affermando la cultura della sopraffazione, e portava l’Italia verso vent’anni di dittatura e andando incontro alla tragedia della guerra». E ancora: «C’è un prima e un dopo quelle atroci esperienze. In mezzo uno spartiacque, un confine che non si potrà mai più varcare. È la linea del rispetto per la dignità delle persone e per il valore dell’essere umano. I partigiani hanno combattuto e sacrificato le proprie vite contro persecuzioni e stermini. Ci hanno dato il futuro». Proprio in Campidoglio nel ’44, nella capitale appena liberata è nata l’Anpi, ha inoltre sottolineato Raggi.
Il Presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, ha preso la parola affermando: «È importante essere qui per contrastare ogni forma di mistificazione e negazionismo nel presente. La città non può tollerare manifestazioni di natura fascista» e poi «su episodi deprecabili non possiamo essere indulgenti».
A seguire, le parole di Carlo Smuraglia che suonano oggi, mentre scriviamo, quasi una premonizione, perché se quel giorno su tutti gli astanti gravava la minaccia della marcia indetta da Forza Nuova e la vicenda degli adesivi antisemiti su Anna Frank, non era ancora avvenuta l’aggressione al cronista Rai da parte di un sostenitore del candidato di CasaPound al Municipio di Ostia. «Abbiamo avuto la sensazione di un problema che sta diventando grave» ha detto Smuraglia. La straordinaria partecipazione alla marcia antifascista di tante organizzazioni e di tanti giovani rappresenta però «un ottimo inizio per costruire un fronte comune per la democrazia, la libertà e l’uguaglianza; per chiedere ad alta voce che lo Stato diventi complessivamente, pienamente e in ogni forma antifascista». Prosegue il Presidente Anpi: «C’è bisogno che in tutte le istituzioni si affermi la parola antifascista. La subitanea decisione di vietare la marcia su Roma di Forza Nuova da parte del Ministro Minniti, ribadita dal Prefetto e dal Questore è un importante segnale positivo». Tuttavia «bisogna operare perché le manifestazioni che si richiamano a ideologie fasciste siano vietate non per ragioni di ordine pubblico ma perché sono contrarie alla Costituzione. Insieme possiamo vincere la nostra battaglia col consenso di tutti i cittadini». Smuraglia ha poi lanciato un appello all’istituzione scuola perché «non ci dovrebbe essere la necessità di ricordare cosa è stata la marcia su Roma».
Invece sembra proprio lo sia, e a spiegare cosa accadde 95 anni fa, è la professoressa dell’Università di Padova Giulia Albanese, storica tra i massimi esperti sull’argomento. Una lezione attualissima e utile, la smentita di un luogo comune diffuso tuttora nell’opinione pubblica e nella storiografia: la marcia su Roma come un bluff. Albanese ha invece messo in evidenza l’impreparazione e l’assenza di una reale volontà politica nell’affrontare un momento delicatissimo per la democrazia, illustrando e documentando l’ignavia – se non una vera e propria responsabilità – sia delle istituzioni sia della maggior parte dei partiti allora presenti in parlamento.
Un ringraziamento all’Anpi per la meritoria trasmissione di memoria democratica alle nuove generazioni è arrivato dalla Vice Presidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi, iscritta all’Associazione: «Grazie ai partigiani, l’antifascismo fa parte dell’identità della nostra nazione» ha sottolineato la Vice Presidente di Palazzo Madama.
Ed ha ammonito: «Il fascismo non è “un incidente” della storia ma una ricorrente “tentazione” che si palesa soprattutto nei momenti di crisi economica, sociale e culturale». E autoritarismo, totalitarismo, razzismo, violenza, manipolazione, sopraffazione sono comuni a tutti i fascismi.
Una sollecitazione a riflettere sul passato mentre in Europa si costruiscono muri e dilagano le formazioni dell’ultradestra è giunta anche dall’assessore al Demanio, Patrimonio e Bilancio della Regione Lazio, Alessandra Sartore: «Stiamo attraversiamo una fase storica di grande fragilità in cui è fondamentale non cedere a distrazioni; non possiamo permetterci di sottovalutare la carica di rabbia e violenza che cova sotto le sortite propagandistiche a cui stiamo assistendo». Per l’Ucei, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, impossibilitata a presenziare perché in coincidenza con lo shabbat, il sabato ebraico, la Presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha inviato un messaggio letto in Aula: “Condivido lo spirito della manifestazione” perché “è importante che le istituzioni e la società civile si siano ritrovate unite nel reagire all’ipotesi di una nuova marcia su Roma nel giorno del suo anniversario”.
La chiusura dell’evento capitolino è stata affidata al prof. Francesco Tessarolo, Presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà: «La Resistenza fu realizzata da uomini e donne molto diversi per orientamento politico e condizione sociale e l’unità è stata la loro forza. Sono di Bassano del Grappa e rammento che tra i 171 impiccati e i 600 fucilati del grande rastrellamento del ’44 ci sono persone di ogni regione d’Italia, contadini, operai, analfabeti e intellettuali, militari esperti e renitenti che non avevano mai imbracciato un’arma, non credenti e cattolici praticanti che nell’assenza dello Stato seppero ritrovare il filo fragile e prezioso del bene comune». Come le formazioni partigiane seppero lavorare unitariamente, allo stesso modo è necessario operare nel tempo presente per mettere al centro la dignità umana. «Il tratto etico profondo della Resistenza – ha continuato Tessarolo – ha impresso di cultura antifascista ogni articolo della Costituzione». Per dimostrarlo ha fatto sue le parole di un partigiano cattolico vicentino, Nino Bressan: “Quando si dice che la nostra Costituzione è nata dalla Resistenza si sappia che non è retorica ma una grande verità perché nelle soste della lotta si parlava ai contadini e agli operai del diritto alla terra e al lavoro, ai ragazzi del diritto allo studio, alle donne del diritto al voto, a tutti si parlava di sanità e giustizia sociale, anche per questo avemmo il massimo appoggio della popolazione”. Concludendo: «Essere qui oggi significa uscire dalle paludi pericolose dell’indifferenza, del fatalismo e della rassegnazione, le mentalità diffuse che aprono le porte al ritorno del fascismo».
Infine, dopo il ringraziamento di cuore del Presidente Anpi alle istituzioni capitoline, la sala intera, compresa la sindaca Raggi, ha intonato l’Inno di Mameli e Bella ciao.
Poi una delegazione ha accompagnato la prima cittadina di Roma alla stele che sul lungotevere ricorda l’uccisione, il 10 giugno 1924, di Giacomo Matteotti.
E la deposizione di una corona di fiori al monumento dedicato al deputato socialista, sembrava voler ribadire una promessa: mai più “un Aventino”, in futuro ci sarà “un Campidoglio”.
La difesa unita di cittadini e istituzioni della Repubblica, nata dalla Resistenza, farà tesoro dell’insegnamento di questo 28 ottobre.
Pubblicato giovedì 16 Novembre 2017
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