Gianfranco Pagliarulo, presidenre nazionale ANPI e Rossella Miccio, presidente nazionale Emergency alla conferenza stampa di presentazione degli straoridnari risultati della raccolta fondi. Ringraziamo per le foto più belle Michele Alinovi

Una iniziativa andata oltre ogni aspettativa grazie alla generosità degli iscritti e delle iscritte, delle Sezioni e dei Comitati provinciali ANPI in Italia e all’estero. La raccolta fondi per una clinica ospedaliera nella Gaza martoriata da quasi un anno e mezzo lanciata dall’Associazione dei partigiani ha superato quota 155mila euro in appena tre mesi.

Si prova orgoglio in momenti del genere, si è fieri di essere parte di un’Associazione che forte del suo passato si impegna nel presente, e le parole riservate dalla presidente di Emergency durante la conferenza stampa di resoconto lo confermano. Riassunte nella frase “ANPI bene comune”.

I numeri della sottoscrizione lo raccontano, ha detto il presidente Pagliarulo, e così sulla piattaforma dedicata https://insieme.emergency.it/participant/anpi-per-gaza i commenti di chi ha donato, anonimi o firmati: “non possiamo più restare a guardare”, vogliamo dire basta all’orrore quotidiano”, “non faremo mai abbastanza”, “non possiamo voltarci dall’altra parte”.

Il popolo ANPI ha scelto e si è messo in moto scegliendo un compagno di viaggio che non poteva essere altri che Emergency, ha illustrato Pagliarulo, ripercorrendo le tappe di un’esperienza di cui si è augurato possa far tesoro tutto il mondo dell’associazionismo. “L’idea è venuta a fine settembre, perché oltre agli impegni avviati volevamo operare con gesti concreti, ma non da soli”. Bisognava trovare una realtà che desse fiducia perché si trattava di denaro, spesso faticosamente guadagnato o sottratto a già tanti sacrifici. “Nemmeno un secondo per decidere che fosse Emergency il nostro referente”.

Uno scatto decisivo per il risultato raggiunto dalla campagna è stato compiuto dalla pratica ANPI, invitando le organizzazioni territoriali a promuovere banchetti. “Siamo noi stessi rimasti sorpresi dall’esito – ha aggiunto il presidente ANPI –. Oltre ai privati, più di 110 tra Sezioni e Comitati provinciali hanno reperito cifre considerevoli, in 14 hanno versato ciascuna sul conto corrente predisposto più di 1.000 euro, arrivando anche a cifre molto superiori, sia in Italia sia all’estero, per esempio i versamenti della Sezione di Colonia e di quella di Berlino-Brandeburgo, a cui si sono sommati i fondi corrisposti dall’Istituto Alcide Cervi, Libertà e Giustizia, Fisac Cgil Roma e Lazio e altri sodalizi amici”.

Pagliarulo ha ricordato anche l’azione politica portata avanti dalle ANPI, come a Firenze e Milano e in decine di Municipi più piccoli, dove nei Consigli comunali sono stati fatti approvare odg per il riconoscimento dello Stato di Palestina, su cui si sta facendo il punto e gli esiti verranno comunicati a breve.

Ma l’ANPI non si fermerà: “Quanto è stato fatto – conclude Pagliarulo – è stato necessario, ma non sufficiente, sia perché continua da più di un anno la distruzione sistematica dell’intera Striscia di Gaza e la persecuzione dei gazawi, sia perché le dichiarazioni di Trump anche per il Medio Oriente fanno pensare al peggio. Per questo lanceremo prossimamente una nuova campagna mirata per la condizione fondamentale, affinché sia garantita la vita delle persone, e cioè il cessate il fuoco”. Due le richieste per costringere il governo di Israele a fermare lo scempio dei civili: cessare l’export di armi italiane, che continua imperterrito, e la sospensione dell’accordo commerciale del 2000 sul transito delle merci, dove l’articolo 2 prevede come condizione il rispetto dei diritti umani, oggi scempiato.

Per dire veramente basta a quell’orrore da Apocalypse Now, come lo ha definito Pagliarulo, da fine del mondo. Un’atrocità testimoniata dagli occhi di Emergency. Quando Rossella Miccio risponde alla domanda della moderatrice dell’incontro, Luciana Cimino, giornalista del Manifesto, sul numero reale dei morti nella Striscia, la presidente dell’Associazione che da decenni offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità in zone di crisi non ha dubbi. Il numero non comprende i tantissimi che muoiono di malattie e fame, donne e bambini soprattutto. A perdere la vita almeno in 70mila finora. E non è semplice di portare aiuto ai gazawi: “Bisogna fare i conti con grandi limitazioni nell’accesso di personale, farmaci e attrezzature, oltre che con le difficili condizioni di sicurezza e uno spazio umanitario garantito sempre più ristretto. Tanto più in considerazione di queste difficoltà, ringrazio l’ANPI per il sostegno prezioso al progetto”.

Si potrà ancora contribuire fino a domenica 12 gennaio, nella consapevolezza che un poco di sollievo arriverà, e a Gaza qualche bambino potrà sperare di avere un domani.

Non più un oggi, riferisce Roberto Guerrieri, infermiere di Emergency appena rientrato da Gaza, dove l’orizzonte sono tende e tende perché le case sono cumuli di macerie infette, e fai file di un’ora per andare alla prima latrina pubblica, magari a seicento metri dal tuo giaciglio, mentre i droni israeliani giorno e notte sorvolano il cielo, coprono ogni suono con il loro rumore, e l’unica incertezza che hai è se sganceranno la bomba che ti ucciderà.

Intanto qualcosa è cambiato. La clinica di Emergency sarà attiva, una possibilità di vita in un campo dove finora governano solo il dolore e la morte. E ogni intervento sanitario rappresenterà una boccata di ossigeno, fosse soltanto un refolo, di speranza, giustizia, dignità, libertà di vivere. Un’aria di futuro di pace soffiata dal vento della solidarietà. Grazie alla generosità del popolo ANPI.