La famiglia Juretich

L’8 agosto 1924 nella città di Fiume nasceva Aldo Juretich, città all’epoca italiana. La madre di Aldo discendeva da popolazioni di migranti romeni, i Valacchi, insediatisi in Istria nel Quattrocento (detti Citti dagli istriani e Istro-romeni dagli studiosi). Il padre, italiano tedesco e jugoslavo, raccoglieva in sé quel coacervo di culture, lingue e popoli che, intrecciati tra loro, convivevano all’interno dell’impero Austro-Ungarico.

Un reparto di ustascia

Erano anni nei quali la Storia correva più veloce del tempo che scandiva la vita quotidiana, facendosi ancor più turbinosa in quelle terre di confine, dove il fascismo italiano e ancor più quello croato degli ustascia, furono particolarmente crudeli nei confronti delle popolazioni slovena, croata e serba. Su tutto e tutti la Germania nazista imponeva con fermezza e ferocia il suo comando dopo l’invasione nell’aprile 1941.

Un primo piano di Aldo Juretich

Aldo non ebbe dubbi nel scegliere che parte stare: da giovane schedato e imprigionato perché antifascista, agì come staffetta partigiana nella Resistenza. Terminata la guerra dovette fronteggiare un’ulteriore scelta tra l’internazionalismo proletario e la specificità jugoslava. “Rimase compresso tra l’idea staliniana di cui si intravvedevano solo le promesse e le prospettive di un socialismo dal volto umano” (cit. Dubcec).

Il gulag di Goli Otok oggi

Da studente di medicina a Zagabria cercò di professare le sue idee. La situazione politica, tuttavia, non gli permise molti distinguo né forme di dialettica: finì per essere arrestato e rinchiuso nell’isola lager di Goli Otok (l’Isola calva), dove trascorse ventidue mesi, dopo i sei di prigionia a Fiume. In quell’isola furono rinchiusi prevalentemente comunisti, persone che alle promesse di libertà, uguaglianza e giustizia avevano dedicato i loro anni migliori: guerra di Spagna, opposizione al fascismo, al nazismo. Ancora una volta a subire torture, vessazioni, disumanizzazioni.

Un disegno dell’artista Ante Lukateli

Aldo uscì vivo da quell’esperienza, ma dovette fare atto di sottomissione, giurando di non rivelare quanto era successo in quell’isola. Con il passare degli anni finì il potere di Tito e i nazionalismi locali portarono alla frantumazione della Iugoslavia: i segreti da nascondere furono altri e i protagonisti di quanto subito trovarono il coraggio di parlarne. Juretich fu tra questi.

Disegno dell’artista Ante Lukateli

Di Juretich, per chi ebbe la fortuna di conoscerlo, colpiscono alcuni caratteri che fanno di lui un “portatore” di valori. Per esempio, in lui albergava il superamento dell’idea di vendetta a favore del perdono, dell’analisi critica: fin dall’inizio della sua condanna conosceva l’identità del delatore che la causò ma, come ricorda la moglie Ada, mai lo denunciò pubblicamente: “ha una moglie e dei figli, cosa penserebbero ora di lui se lo sapessero… da quanto successo noi ne usciamo con dignità altri no”.

Fu tra i primi a rivelare politicamente quanto era avvenuto e, grazie a giornalisti coraggiosi come Giacomo Scotti, a lottare per uscire dall’ostracismo cui era stato relegato, mantenendo le ragioni marxiste in cui credeva. Questa testimonianza di coerenza che sa guardare al futuro, ne fa un soggetto che ha ancora molto da insegnarci: spesso si perdono delle battaglie ma è la testimonianza di una vita, anche una sola, che può mantenere la speranza di un futuro più umano e umanitario.

Aldo e Ada sposi

Aldo Juretich riuscì a raccontare la sua terribile esperienza alla moglie Ada dopo molti anni di silenzio e isolamento, in cui continuò a coltivare i valori che lo avevano guidato nelle sue scelte politiche: l’internazionalismo, la pace, la libertà. Nel 2017, su impulso di insegnanti e studenti della scuola Leonardo da Vinci, l’amministrazione comunale di Monza intitolò a suo nome la biblioteca Triante, situata nel quartiere dove viveva.

A cento anni dalla nascita, ripercorriamo la vicenda di Aldo Juretich, cittadino monzese, con un primo incontro sabato 28 settembre alle ore 11 nella biblioteca a lui intitolata. Renato Sarti ed Elio de Capitani ripercorreranno  l’amicizia con Aldo Juretich, amicizia che divenne racconto, cura per la memoria e infine progetto teatrale con il debutto nel 2014 dal titolo “Goli Otok. Isola della libertà”. Lo spettacolo verrà riproposto per l’occasione sabato 5 sera e domenica 6 ottobre pomeriggio al Teatro Binario 7, che riserva agli iscritti Anpi una promozione speciale.

Un ultimo appuntamento il 12 novembre alle ore 20.30 al Binario 7 per conoscere meglio Aldo Juretich, attraverso le testimonianze della moglie Ada Apruzzese e del giornalista Giacomo Scotti. Introdurrà l’incontro il dirigente scolastico Marco Chioccioli e modererà Umberto de Pace, autore del libro “d’amore e orrore”.

Patrizia Zocchio, Anpi Monza