Quest’anno per ragioni di salute non sarà possibile organizzare il consueto appuntamento pubblico con il nostro carissimo Bruno Bertoldi, ma restano comunque, scolpite le sue parole in occasione dell’ultimo colloquio con cui ha voluto ricordare “i tanti ragazzi che non ci sono più e che vanno ricordati perché si sono sacrificati per la nostra libertà”.
Gli auguri a Bruno, dunque, non sono solo un doveroso omaggio a una persona speciale, ma un impegno affinché la sua scelta sia feconda anche nella società di oggi, memoria viva per rafforzare i valori fondamentali della pace, della libertà e della giustizia.
È molto significativo il fatto che circa un mese fa la Camera dei Deputati abbia approvato, praticamente all’unanimità, la legge che istituisce la giornata del 20 settembre per ricordare i civili e i militari deportati e in particolare i circa 650mila Imi (Internati militari italiani), prigionieri rinchiusi nei campi di concentramento nazista a causa del rifiuto di collaborare con il nazionalsocialismo dopo l’8 settembre ’43. Proprio questa coincidenza tra il compleanno di Bruno e il pronunciamento del Parlamento ci consente di rinnovare l’appello affinché, come in altre città (in particolare, nella vicina Città di Trento), agli altoatesini della Divisione Acqui e agli Internati Militari Italiani caduti negli scontri seguiti all’8 settembre, in quello che rappresentò l’inizio della Resistenza, sia dedicata una memoria stabile con iniziative adeguate alla loro storia, troppo spesso dimenticata, trovando il giusto spazio, in particolare, tra le nuove generazioni.
Bertoldi è nato a Mitteldorf, in Austria, il 23 ottobre 1918, in una baracca di legno in un campo di concentramento, quasi fosse già segnato il suo destino, ed è cresciuto a Carzano (Trento), allora Tirolo austriaco.
Aveva appena 19 anni, all’epoca si era ancora minorenni, quando nel 1937 si arruolò e sarà comandante dell’autodrappello della Divisione Acqui, sbarcando prima in Albania e in seguito destinato di stanza a Cefalonia.
Con i commilitoni si oppose al tentativo tedesco di disarmo dopo l’annuncio dell’armistizio. Se scampò all’eccidio commesso dalla Wehrmacht, 8.000 trucidati, fu grazie a un militare austriaco chiamato a fucilarlo: era un optante sudtirolese e già in precedenza gli aveva risparmiato la vita. Bruno aveva trovato rifugio nella casa di una famiglia greca, ma al termine della strage scelse un’altra volta: per evitare rappresaglie sull’intero villaggio si consegnò ai tedeschi, ma rifiutandosi di combattere con i nazifascisti. Così lo caricarono su un treno diretto in Polonia, destinazione finale Minsk, in Ucraina, dove lavorò per sei mesi come meccanico. Poi venne consegnato dai partigiani all’Armata Rossa, ma si rifiutò di combattere anche con loro e dovette fuggire di nuovo, camminando attraverso la steppa gelata fino ad arrivare al lager di Tambov nella Russia sud occidentale. Un ennesimo trasferimento lo porta in Turkestan, lavorando in un gulag nella raccolta del cotone.
Solo nell’ottobre 1945, sarà liberato.
Nel 2013 Bertoldi ha testimoniato al Tribunale di Roma nell’ambito del processo contro Alfred Stork, ex caporale dei Gebirgsjäger all’epoca 90enne, accusato dell’uccisione di “almeno 117 ufficiali italiani” sull’isola greca.
Noi partigiani, il memoriale della Resistenza italiana, lo ha intervistato. Qui il suo racconto; e qui l’intervista di RAI3 in occasione dei suoi 100 anni. Qui per vedere l’intervista di Gad Lerner nell’ambito del programma La scelta – I Partigiani raccontano, in occasione del 75° della Liberazione. All’indirizzo https://claudiaugusta.provinz.bz.it/, digitando Bruno Bertoldi, per leggere l’e-book “Mi ricordo, sì mi ricordo. Memorie di Bruno Bertoldi”, prodotto in collaborazione con la Biblioteca Provinciale Claudia Augusta a cura dell’insegnante antifascista Antonio Testini, componente del Direttivo provinciale ANPI.
Pubblicato mercoledì 23 Ottobre 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/tanti-auguri-per-gli-splendidi-106-anni-bruno-bertoldi-ultimo-reduce-di-cefalonia-e-internato-militare-italiano/