Valerio Strinati

Avrebbe compiuto 71 anni il 13 febbraio Valerio Strinati, prezioso collaboratore dell’Anpi nazionale e del provinciale di Roma, colonna di Patria Indipendente. Si sarebbe forse festeggiato insieme l’anniversario, ma il suo cuore si è fermato una notte dello scorso dicembre. Così per ricordarlo l’Aici, Associazione delle istituzioni di cultura italiane, di cui era segretario generale, ha promosso una iniziativa che ha riunito studiosi, famigliari, amici, colleghi, giovani discepoli, e persone che gli hanno voluto tanto bene. Moltissime, a vedere la sala gremita dell’Istituto Sturzo. Coordinati da Flavia Piccoli Nardelli, presidente Aici, sono intervenuti Antonio Fanelli (Istituto Ernesto De Martino), Albertina Vittoria (Fondazione Gramsci), Sara Zanisi (Istituto Parri) e il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo. Un incontro per piangere e anche sorridere insieme, pensando all’ironia di Valerio. Vi proponiamo il bel discorso del presidente dei partigiani perché riassume i molteplici aspetti, sempre scanditi da generosità e assenza di vanità, di un grande uomo che purtroppo non è più con noi. 


Roma, Istituto Sturzo, 12 febbraio 2025, “In ricordo di Valerio Strinati”. Da sinistra: Albertina Vittoria, Fondazione Gramsci; il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo; Flavia Piccoli Nardelli, presidente Aici; Antonio Fanelli, Istituto Ernesto De Martino; Sara Zanisi (Istituto Parri)

Io sono stato in carica da senatore nella XIV legislatura dal 2001 al 2006. Facevo parte di alcune commissioni parlamentari fra cui la commissione lavoro. Conoscevo, di conseguenza, di vista alcuni funzionari del Senato. Un giorno, durante una riunione della commissione, mi si avvicina il dottor Strinati che mi prende da parte e mi dice a bassa voce: “Senatore Pagliarulo! Senatore Pagliarulo!”. Io gli rispondo “Mi dica”. E lui “Io sono un compagno”.

In sala, tra i tanti, anche numerosi dirigenti nazionali Anpi. Nella foto in seconda fila: Alessandro Pollio Salimbeni, comitato nazionale Anpi; Carla Argenton, segreteria nazionale Anpi; Carlo Ghezzi, vicepresidenre nazionale vicario Anpi; Susanna Florio, segreteria nazionale Anpi; non ripresi in questo scatto, Natalia Marino, direttrice di Patria, e Vincenzo Calò, segreteria nazionale Anpi

Così ho conosciuto Valerio, scoprendo successivamente che aveva avuto una lunghissima frequentazione con Carlo Smuraglia, quando questi era senatore. Carlo Smuraglia, allora Presidente nazionale dell’ANPI, attorno al 2013 – mi pare – quando Valerio non era più funzionario del Senato, cominciò ad avvalersi della sua collaborazione per la costruzione di un archivio dell’associazione, collaborazione che è proseguita ininterrottamente in tutti questi anni sotto tanti altri aspetti, prima con Smuraglia, poi con la presidenza di Carla Nespolo, infine con la mia, con risultati, per alcuni aspetti, sorprendenti.

In sala anche Valdo Spini; il fratello maggiore di Strinati, il critico d’arte Claudio Strinati, ritratti nello scatto; c’erano anche Silvia Costa e altre personalità

Valerio ha contribuito in modo determinante alla stesura del volume “Antifascismo quotidiano”, a cura di Carlo Smuraglia, e di cui Strinati ha scritto alcuni capitoli. Ha curato l’edizione degli atti del volume “Ci fu chi disse No. I docenti universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo”, e cioè l’insieme degli atti di diversi convegni promossi dall’ANPI su questo tema, e anche qui troviamo nei testi una relazione di Valerio; ha contribuito alla stesura del volume, ancora a cura di Carlo Smuraglia, “La Costituzione settant’anni dopo”; ha contribuito a scrivere, assieme ad altri autori, alcuni volumi della collana ANPI “I libri di Bulow”, per tacere di tante altre pubblicazioni in cui ha messo mano.

Faceva parte della redazione del quotidiano online Patria Indipendente quando io ne ero direttore e poi quando il mio posto fu assunto da Natalia Marino; in questa veste Valerio ha pubblicato più di 60 articoli di cui il primo, “Cinema e teatro: il cartellone quando Roma era città aperta”, uscì in occasione del primo numero di Patria indipendente online il 15 settembre 2015.

Irene, l’amatissima figlia di Valerio Strinati, ha seguito l’incontro con grande commozione

I testi che Valerio ha pubblicato su Patria, ciascuno scritto con grande competenza e profondità d’analisi, vertono sui temi più diversi: ripetute riflessioni sull’autonomia differenziata e sulla legge Calderoli, sul presidenzialismo e sulla storia dell’istituto delle Regioni, altre ancora sulle questioni del razzismo, su vari articoli sulla Costituzione, e poi ancora ricordo moltissimi scritti sulla storia del nostro Paese dalla breccia di Porta di Pia, fino ai temi di attualità con particolare attenzione ai mesi e agli anni immediatamente successivi alla Liberazione. Ancora, ha ripetutamente analizzato il rapporto tra fascismo storico e razzismo, per non dire del rilevantissimo numero di recensioni che ha pubblicato.

Mi sembrano di particolare rilievo i suoi articoli a proposito del referendum del 2016 per l’abrogazione della riforma costituzionale proposta dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. E mi viene ancora a memoria la sua attenzione e la sua competenza sul tema complesso della tormentata vicenda del confine italo-sloveno e della legge sul giorno del Ricordo, a tutt’oggi oggetto di aspre polemiche politiche. Su questo tema ha lasciato numerosissimi scritti su Patria indipendente. È del 9 dicembre 2016 un documento approvato dal Comitato Nazionale dell’Anpi dal titolo: “Il confine italo-sloveno: analisi e riflessioni”, che io sappia il primo documento organico dell’Anpi su questo tema, che giunse al termine di un seminario svoltosi a Milano. Ebbene, quel documento, frutto di un gruppo di lavoro, fu scritto in bozza, in realtà, proprio da Valerio Strinati.

Valerio e i giovani: un altro capitolo da approfondire. Qui mi basta segnalare che ha portato a collaborare con Patria giovani bravi studiosi e ha svolto un ruolo importante nella nostra attività di formazione.

Irene Barichello con Valerio Strinati, entrambi della redazione di Patria Indipendente nel 2016 durante la campagna referendaria contro la riforma costituzionale targata Renzi

Valerio era un infaticabile lavoratore della mente, della memoria, della cultura. Si potrebbe forse propriamente dire che era un intellettuale-politico con approfondite competenze dal punto di vista dell’analista, del teorico, dello storico, del costituzionalista.

Recentemente, era stato nominato come Anpi vice Presidente della Confederazione fra le associazioni combattentistiche e partigiane e più e più volte aveva girato l’Italia presenziando e intervenendo in tante riunioni, incontri, dibattiti pubblici promossi dall’associazione. Assieme a tutto ciò, come sapete, ricopriva incarichi di responsabilità in vari istituti. Le stesse testimonianze di oggi – l’Aici, l’Istituto De Martino, la Fondazione Gramsci, l’Istituto Parri, – ci raccontano dell’eterogeneità e della complessità delle sue competenze ed, assieme, delle sue capacità inusuali di ideatore ed organizzatore culturale. Ma non era solo alta competenza; era anche passione.

Valerio Strinati a una delle tantissime iniziative dell’Anpi

Passione, ho detto. Credo che questo fosse il nesso fra il suo essere intellettuale e il suo essere politico, ed ancora non mi basta, perché questo nesso si manifestava nella forma di servizio repubblicano; tale era – mi pare – la ragione di fondo per cui prestava un’attività davvero unica nel suo genere anche all’interno dell’Anpi, di cui faceva parte come membro dell’organismo dirigente provinciale di Roma.

Avevo con lui uno speciale rapporto di amicizia che si manifestava nella sua esternazione frequentissima di un amore manifesto e sconfinato nei confronti della figlia Irene. Le poche volte che manifestava un impedimento per partecipare a un’iniziativa o per contribuire a una determinata attività di studio o di lavoro, occorrevano quando ci diceva che no, non poteva, perché aveva un impegno con lei.

Per il resto erano conversazioni politiche, negli ultimi anni in particolare sui temi della pace e della guerra, su cui registravo con piacere una piena convergenza di opinioni, o conversazioni personali, che davano tutto sommato il senso del nostro rapporto. Pensando, per così dire, al Valerio “privato”, ricordo soltanto, fra le tante cose, la nostra passione comune per i gatti. Anche questo era Valerio Strinati. Tutto ciò per rappresentare la confidenza di una relazione che mi onorava e la ragione dei vari consigli e suggerimenti che mi capitava di chiedergli sul merito di questo o quell’altro argomento, confidando sulla sua sterminata cultura e sulle sue, forse sottovalutate, capacità politiche.

Il libro “Ci fu chi disse no”, realizzato dall’Anpi, raccoglie gli atti dei convegni realizzati per celebrare i dodici docenti universitari che rifiutarono di giurare fedeltà al regime nel 1931. Valerio Strinati era stato un protagonista degli incontri negli atenei

Valerio, un grande signore della cultura, si è detto. Verissimo. La cosa più sorprendente di questa sua particolarissima personalità, era la sua estrema modestia. Uso questo termine per indicare – tutt’altro che una ritrosia o, peggio, un vezzo – una totale mancanza di vanità, una capacità di mettere a suo agio qualsiasi interlocutore, senza far pesare le sue conoscenze e capacità, ma fornendogli sempre ulteriori elementi di riflessione e di analisi, in altre parole la sua straordinaria generosità intellettuale. Mi è capitato più volte di scorrere i suoi articoli o i suoi testi per trovare spunti e argomenti di riflessione su temi specifici nelle mie tantissime riunioni di compagni dell’Anpi o nei dibattiti pubblici a cui partecipavo.

Un altro scorcio della sala gremita

La sua scomparsa ha rappresentato per tutta l’ANPI una perdita pesantissima e per ciascuno di noi – e non intendo soltanto le donne e gli uomini dell’ANPI – una frustata, una violenza insensata e amarissima.

Dico, francamente, che siamo ancora tutti nella fase dell’elaborazione del lutto, e so che sarà una fase lunga e dolorosa perché la sua figura culturale, personale e umana è e sarà semplicemente insostituibile.

Penso che il modo migliore per conservarlo nella memoria, per averlo vicino, sarà continuare, certo con forze intellettuali più modeste, la strada che ci ha indicato, che non è soltanto quella della conoscenza pura, della cultura, ma è specialmente quella della costruzione di un pensiero critico attorno ai più diversi argomenti.

Mai come oggi, davanti al mondo del XXI secolo che sta crollando e al mondo del 900 che è già crollato, ci serve a 360 gradi il rilancio dell’energia del pensiero critico per leggere e interpretare le novità straordinarie e per molti aspetti allarmanti che ci circondano, ci assediano ed alle volte ci soffocano. Mai come oggi dobbiamo osare il pensiero critico.

Lo ricordo così, con la sua intelligente modestia, con la sua gentilezza d’altri tempi, col suo sottile e mai volgare senso dell’umorismo, meglio, dell’ironia. Lo ricordo così, con le prime parole che mi rivolse e che tutto sommato ne racchiudono appieno ogni sua caratteristica: “Io sono un compagno”.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi