Concetta Piazza, Fanny Gasparini Montanari, Baccante Maria, De Angelis Livia, Giuliana Nenni, Carla Capponi, Giulia Lestini e Gianna Radiconcini sono solo alcuni dei nomi delle donne della Resistenza romana a cui l’Anpi ha dedicato la mostra multimediale “Donne R-Esistenti”, allestita nei locali della Casa della Memoria, nel quartiere Trastevere.
Un’esposizione di dieci pannelli con storie straordinarie e volti di donne della lotta di Liberazione capitolina, frutto della ricerca e del lavoro di due anni delle volontarie e dei volontari del servizio civile, praticato all’Anpi provinciale di Roma, con il contributo del Coordinamento donne “Tina Costa” dell’associazione dei partigiani nel territorio, che si è tenuta dall’11 maggio al 7 giugno. Una mostra molto curata che ha reso omaggio a tante donne della Resistenza, molte delle quali erano rimaste sconosciute nonostante le storie di coraggio e sacrificio che l’Anpi ha ricercato.
Ci illustra Marina Pierlorenzi, vicepresidente provinciale Anpi Roma e presidente del Coordinamento donne Anpi Roma.
È un progetto dell’Anpi provinciale curato dai volontari del servizio civile che per due anni insieme a Morena Terraschi della segreteria dell’Anpi di Roma, e supportati da Valerio Bruni, hanno fatto un lavoro straordinario, digitalizzando 8mila schede dei partigiani che purtroppo si stanno deteriorando. Riguardo alle donne, sono 389 quelle riconosciute patriote o partigiane, ma quante neppure chiesero lo status furono centinaia. Proprio il loro impegno racconta la partecipazione corale della popolazione capitolina alla lotta contro i nazifascisti.
Da dove nasce l’idea di questa ricerca?
Con Morena Terraschi del coordinamento donne di Anpi abbiamo realizzato una ricerca sulle donne partigiane e patriote di Roma e i ragazzi del volontariato civile hanno iniziato a organizzare le biografie di questi personaggi straordinari. Dalle tante storie raccolte, anche con l’aiuto dello storico Davide Conti, sono emerse le grandi figure delle gappiste romane, delle donne che hanno guidato i partiti in clandestinità, ma anche di personalità femminili meno conosciute, come Fanny Gasperini. Un lavoro lungo di cui siamo molto orgogliosi perché è un progetto nato da un collettivo che non si conosceva ma che ha funzionato in maniera incredibile.
Chi era Fanny Gasparini?
A lei pochi giorni fa abbiamo intitolato una sezione storica dell’Anpi che prima si chiamava Nomentano Italia. Fanny Gasparini Montanari era una portinaia della zona di Piazzale delle Province, iscritta al Partito comunista, che in cantina, nel solaio ma soprattutto nella casa di un podestà ha nascosto ebrei e disertori. Una storia venuta alla luce grazie a questo lavoro, e di cui aveva memoria solo il fratello, la nipote e tutto il quartiere della Gasparini, ma che ora è un bene comune e non andrà persa mai più.
Dunque non solo la Resistenza armata ha dato filo da torcere ai nazifascisti.
Il ruolo della Resistenza civile, che finalmente abbiamo imparato a riscoprire e comprendere, è stato fondamentale. Ed è importante ricordare che la lotta partigiana a Roma, con i suoi uomini e le sue eccezionali donne, è stata molto particolare perché c’è stata la guerriglia dei gappisti e insieme la Resistenza dell’intero popolo romano. Gli stessi occupanti sostenevano che metà della città era anti-tedesca e stava con i partigiani e l’altra metà cercava di coprirli. Una Roma ostile dalla Resistenza incredibile che noi raccontiamo anche attraverso queste donne straordinarie. Non va neppure dimenticato che in moltissime pagarono con la vita la loro scelta, perché è stata una scelta consapevole a portarle in prima fila nella lotta e nelle forme più diverse. Alcune delle donne che abbiamo raccontato sono ancora tra noi, una è Iole Mancini, 103 anni, che è stata imprigionata a via Tasso e un’altra è Luciana Romoli, 93 anni, allora una ragazzina che operava nelle periferie.
È Morena Terraschi a spiegarci nei dettagli i passi del progetto.
Abbiamo iniziato con un lavoro di inquadramento generale delle schede dell’archivio dell’Anpi di Roma delle donne staffette, partigiane e patriote, insieme a un lavoro di ricerca bibliografico fino a organizzare la mostra costruita sulle figure della Resistenza, come quelle delle quattro gappiste che erano Carla Capponi, Lucia Ottobrini, Maria Teresa Regard e Maria Musu, così delle partigiane combattenti, andando però a ricercare anche alcune storie di straordinaria opposizione e coraggio, come quella di Teresa Gullace. Poi ci siamo occupate anche delle prigioniere di Via Tasso e delle Cadute, non di tutte perché le notizie sono molto poche ma avremmo voluto omaggiare anche loro.
Chi vi ha aiutato?
Sono state le ragazze del servizio civile Marta Marinelli e Flavia Sanna a svolgere il lavoro di ricerca tra il 2020 e il 2022 con il supporto di Marina Pierlorenzi e Davide Conti, e nel 2022 sono subentrati Guido Rosolia e Maria Beatrice Tripputi che hanno portato a termine il progetto. Tutto questo è stato anche possibile con l’aiuto di Milena Fiore per la parte audiovisiva, l’altra persona preziosissima è stata Giulia D’Ottavi che ha curato tutta la parte grafica con una velocità incredibile, mentre alla parte musicale ha pensato il sassofonista Nicola Alesini.
Marina Pierlorenzi, la mostra è piaciuta ai cittadini?
Altroché, è stata molto apprezzata fin dalla presentazione, in tantissimi, compresi molti giovani, hanno partecipato con attenzione. La mostra inoltre è stata meta anche di turisti… non per caso. Molte persone, in città per vacanza o impegni di lavoro, e che conoscono le attività che Anpi dedica alla ricerca, alla storia e alla memoria, hanno voluto visitarla. Per noi progetto e mostra sono stati un inizio, continueremo ad approfondire le figure che hanno combattutto nel territorio della provincia. I giovani sono molto interessati e la trasmissione della storia, della memoria antifascista e dei valori della Resistenza, sanciti nella Costituzione, fa bene alla democrazia, ed è uno dei compiti della nostra associazione.
Ed ora è la volta dei volontari raccontare questa straordinaria raccolta delle donne R-Esistenti.
Il primo dei ragazzi del servizio civile a intervenire è Guido Rosolia.
La storiografia attribuisce un ruolo di preminenza nella lotta agli uomini e troppo spesso vengono dimenticate le donne. Gli uomini hanno imbracciato delle armi, ma lo hanno fatto anche le donne come Carla Capponi che addirittura ha rubato la berretta a un milite fascista per armarsi o altre come Caterina Martinelli, che era una donna del popolo ed è stata uccisa per aver assalito un forno dopo il razionamento del pane voluto dai nazisti. È morta mentre aveva in braccio la figlia neonata. Sono storie drammatiche della vita romana di quei tempi che mi hanno affascinato perché sono state straordinarie per la portata generale della guerra.
Un’emozione quella di Guido condivisa con Beatrice Tripputi.
Ho toccato con mano vicende eccezionali e drammatiche che mi hanno colpito emotivamente, per esempio non sapevo che nel mio liceo ci sono state ben 2 gappiste e altri partigiani, quindi conoscere queste tematiche mi ha permesso di vivere diversamente la città. Nel mio quartiere ho ritrovato anche diverse storie come quella, appunto di Teresa Gullace, che ispirò il film di Rossellini “Roma città aperta”, o quella di Giuliana Lestini ,che in una parrocchia del quartiere Prati ha nascosto diversi ebrei e soldati sbandati. Abbiamo avuto la fortuna di accedere all’archivio fotografico dell’Anpi nazionale scegliendo noi alcune delle foto esposte nella teca della mostra. E non è stato un lavoro fine a se stesso, perché l’idea era, ed è, quella di gettare le fondamenta per un progetto che dovrà essere continuato in futuro.
Linda Di Benedetto
Pubblicato mercoledì 21 Giugno 2023
Stampato il 22/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/non-solo-gappiste-staffette-combattenti-a-roma-meta-delle-donne-lottava-e-laltra-nascondeva-i-partigiani/