Ivano Marescotti non si è mai risparmiato. Se c’era da lavorare, ovvero svolgere il suo lavoro di attore o di regista, lo faceva senza remore, studiando la parte capendo i personaggi e cercando di dare il meglio di sé. A modo suo! Sia al cinema, interprete tra gli altri del dottor Randazzo in “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni, del padre leghista in “Cado dalle nubi” di Checco Zalone; e poi ancora sarà in “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”; fino ai set internazionali de: “Il talento di Mr Ripley” di Anthony Minghella, “Hannibal” di Ridley Scott e “King Arthur” di Antoine Fuqua.
Sia al teatro, diventato attore per caso, dopo che alla soglia dei 40 anni, sostituendo un amico attore, venne notato da Giorgio Albertazzi che lo prese per una tournée di 5 mesi, esonerandolo così da continuare a fare il geometra comunale e soprattutto dal fare quasi il barbone, dirà, “Mangiavo panini e dormivo in un sacco a pelo, senza una casa”. Arriverà a realizzare tra cinema, teatro e televisione più di 130 lavori.
Foss’anche solo per insegnare come si fa, ai ragazzi della sua accademia, ultimo impegno professionale. Capace di raccontare l’allegria e il dolore, come quello per la morte di suo figlio Mattia, che se ne andò per un tumore a soli 44 anni, eppure scegliere di andare ugualmente in scena il giorno della sua morte, come aveva già fatto quando era morto suo padre: “Ci sono dolori che non si possono superare”, aveva detto. Precisando ancora: “Sono andato in scena il giorno del funerale di mio padre e anche di quello di Mattia. È stata la mia elaborazione del lutto. La sovrapposizione delle risate del pubblico e del mio pianto fu incredibile. Ma è proprio lì che mi sono sentito più vicino a loro, molto di più che accanto alla loro bara”!
Il meglio di sé Marescotti lo dava sul fronte umano, richiamando sempre le sue origini: umili e romagnole. Già, la Romagna, diversa dall’Emilia, anzi, diversa da tutto il resto. Ricordo una volta che eravamo in Trentino, sul set di “Din Don”, mi disse : “Bello il Trentino …ma anche in primavera è freddo …non è la Romagna”! Non mediava rispetto alle sue idee, alle sue convinzioni Marescotti, era di fatto un partigiano, il titolo se lo era conquistato sul campo.
E quando, in occasione della campagna per il tesseramento all’Anpi 2023, neanche tre settimane fa, era il 14 marzo, lo chiamai per chiedergli un contributo video, dopo aver tanto esitato perché sapevo delle sue condizioni di salute, ma stimolato e incoraggiato dall’intrepida Valentina Giunta, presidente della sezione Anpi di Bagnacavallo e coordinatrice delle tre sezioni comunali, tra cui quella di Villanova, dove Marescotti era iscritto, fu proprio lui a tranquillizzarmi, dicendo: “Sì lo faccio il video, sto male, ma è una questione di priorità, è più importante l’Anpi, oggi più che mai, che il cancro”.
Marescotti non esitava a chiamare le cose col loro nome. Mi commossi! Il video comincia dicendo : “Sono Ivano Marescotti”, presentandosi, quasi a mettere in conto che qualcuno potesse non riconoscerlo, provato com’era dalla malattia. O forse, per via proprio dell’educazione “romagnola”! Chiama le cose proprio col loro nome Marescotti, con onestà intellettuale piuttosto che con coraggio, dimostrando una spiccata vocazione alla verità. Lo fa quando nel suddetto video avrà a dire: “Si pensi solo che la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato, nel caso morisse o avesse una malattia disabilitante Mattarella, diventerebbe Presidente della Repubblica”.
Marescotti invita a iscriversi all’Anpi, lo ha sempre fatto, con maggiore incisività oggi, “per difendere la Costituzione contro il nascente fascismo”! Lo considera “un diritto/dovere quello di difendere la Costituzione che è costata così tanto …ai partigiani e alle partigiane”. E ancora: “Iscrivetevi all’Anpi, qualunque sia la vostra idea, perché è la più grande forza politica in grado di combattere il neo-fascismo”.
Un insegnamento, in nome della verità, in nome delle priorità, in nome di un debito di riconoscenza verso quelle generazioni che hanno potuto permetterci di essere quello che siamo oggi. Ma siccome Marescotti era molto altruista, tanto che in punto di morte la sua preoccupazione più grande è stata quella di dire alla moglie Erika Leonelli: “Stella, mi dispiace”, si sarà di certo chiesto come ripagarlo quel debito! Semplicemente col “metodo Marescotti”! Ovvero consegnando alle future generazioni perlomeno le stesse opportunità ricevute.
Così nasce “Tam”, il Teatro Accademia Marescotti, per formare i ragazzi, non solo per i set cinematografici o per i palcoscenici, ma anche per le grandi idealità. È per questo che, nel ricordarlo, percepiamo che a sentirsi particolarmente soli oggi sono proprio i ragazzi della sua accademia, che preparava professionalmente, senza mai tralasciare quel sistema di valori etici e comportamentali che lo contraddistinguevano, perché in fondo Ivano Marescotti è stato un grande maestro d’arte, d’ideali e di vita! Semplicemente!
Vincenzo Calò, segreteria nazionale Anpi
Ed ecco il filmato integrale in cui Marescotti dimostra la spiccata vocazione per la verità. Ciao Ivano, non ti dimenticheremo. Buona visione.
Pubblicato mercoledì 5 Aprile 2023
Stampato il 22/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/lultimo-regalo-di-marescotti/