È stata una grande festa per l’importante anniversario del partigiano “Javert” e insieme un’occasione di incontro fra generazioni. Giovanni Fontanesi ha raccontato la sua storia e risposto con precisione di date e fatti a tutte le domande dei ragazzi: com’era la vita durante il regime, l’antifascismo, la Resistenza, il dopoguerra. Non è mancato un richiamo all’attualità e l’invito ai giovani di essere protagonisti del loro tempo. Una bella giornata realizzata dalla sinergia delle Anpi di Bibbiano e di Cadelbosco di Sopra unitamente alle due amministrazioni pubbliche hanno voluto esser presenti a questo incredibile centenario!
Giovanni Fontanesi è nato a Cadelbosco di Sopra, in provincia di Reggio Emilia il 14 luglio di cento anni fa da una famiglia contadina convintamente socialista prampoliniana. Il padre Giulio era un reduce della Grande guerra, nella quale fu ferito e rimase invalido, la madre si chiamava Giuseppina Simonazzi. Appena dopo le scuole Giovanni lavorò come bracciante e, nel 1940, ricevette l’ordine di arruolamento. Inizialmente assegnato alla Regia aeronautica, fu presto trasferito all’esercito e assegnato al 207° reggimento di fanteria della divisione “Taro” di Catanzaro. Il 26 gennaio 1942, conseguì la qualifica di zappatore, solo quattro giorni dopo fu mobilitato, per essere poi, a maggio, inviato in Francia meridionale come forza di presidio con la sua divisione.
L’infausta data dell’8 settembre 1943 colse le Forze armate italiane di sorpresa e Giovanni, insieme a molti altri soldati lasciati allo sbando e senza ordini precisi, si tolse l’uniforme e scelse di tornare a casa dalla propria famiglia. Dalla Francia a Cadelbosco, affrontò buona parte del viaggio a piedi o su mezzi di fortuna, sotto le intemperie del vicino autunno, con il rischio in ogni momento di essere catturato dai tedeschi e deportato in un lager.
Dopo una lunghissima odissea, finalmente giunto a casa, trovò il paese occupato dall’esercito tedesco e dalle forze fasciste della neonata repubblica sociale. Dei suoi numerosi fratelli, Pietro era stato catturato in Africa settentrionale e si trovava prigioniero degli inglesi in Egitto, Aldo (patriota) era stato catturato dai tedeschi per essere deportato, ma era riuscito a fuggire rocambolescamente dal treno ed era entrato in clandestinità, Mansueto, infine, si era unito alla 144a brigata Garibaldi sull’Appennino Tosco-Emiliano con il nome di battaglia “Jon”.
Anche Giovanni disertò il bando di arruolamento della pseudo Rsi e si unì alla Resistenza, entrando a far parte del 2° distaccamento della 77a brigata Sap, che operava nel territorio di Cadelbosco. Gli fu riconosciuto il grado di capo squadra e scelse il nome di battaglia di “Javert”, come il personaggio del celebre romanzo di Victor Hugo, di cui era appassionato lettore. Partecipò a molte azioni di sabotaggio di linee telefoniche, al prelevamento di materiali strategici, come armi e munizioni.
Giovanni partecipò in prima persona anche alla battaglia del Traghettino del 23 aprile 1945: si trovava proprio accanto al suo comandante Plinio Torelli detto “Porthos” (Medaglia di Bronzo al Valore Militare alla memoria nel 1962), quando questi cadde in combattimento sull’argine destro del torrente Crostolo, colpito mortalmente da una raffica di mitra tedesca.
Dopo la guerra, la grande e inestinguibile passione per gli orologi di Giovanni lo portò a imparare il mestiere di orologiaio nella bottega di Bassi a Cadelbosco Sotto. Pochi anni dopo, attorno al 1954, si trasferì a Bibbiano – paese nel quale tuttora risiede – dove aprì un negozio di ottica, oreficeria e orologi in centro, che oggi può vantare oltre sessant’anni di attività.
Nel 1971 il ministero della Difesa ha conferito al partigiano combattente Giovanni Fontanesi la Croce al Merito di Guerra per attività partigiana.
Alessandro Fontanesi, Anpi Cadelbosco di Sopra
Giangiacomo Papotti, Anpi Bibbiano
Pubblicato mercoledì 14 Luglio 2021
Stampato il 03/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/gli-splendidi-100-anni-del-partigiano-che-amava-victor-hugo/