Il 17 maggio Gianni Minà avrebbe compiuto 85 anni. Ci ha lasciati il 27 marzo scorso. Per ricordarlo basterebbero le parole del presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo: “Un uomo mite, solare, libero” e ancora: “Era iscritto all’Anpi, la moglie mi ha raccontato che era l’unica tessera che aveva. Ho un ricordo molto bello di quest’uomo, di questo professionista, di questo intellettuale, di questo giornalista vero, cioè sul campo. Un uomo del mondo che era sempre in giro per il mondo, soprattutto in America Latina e anche le sue amicizie più famose (Muhammad Alì, Fidel Castro) ci danno questa descrizione. Ci mancherà”.
Per altro non è difficile trovare sintonia tra il pensiero di Pagliarulo e i pensieri di tanti e tanti altri amici di Minà. Un uomo mite, tanto da comunicare senza bisogno di alzare i toni, tipico di chi è custode di una verità che non necessita di mediazioni. Un uomo solare, sarà per via dell’onnipresente sorriso, sarà per l’innata obiettività che accompagnava ogni sua riflessione, sarà per la sua smisurata voglia di vivere! Un uomo libero, che valga insomma da esempio per tanti giornalisti d’accatto che credono nelle carriere piuttosto che nelle missioni.
Per dirla con le parole di Gianni Minoli: “Era un uomo libero, vero, non era schierato nel senso partitico… cioè era chiaramente un uomo di sinistra ma direi adesso un anarchico di sinistra, indipendente, autonomo, impossibile da inserire in una qualsiasi area di partito tradizionale”. Al servizio solo delle sue idee! Privo di vanità, sapendo bene cosa significasse svolgere il proprio lavoro nell’ottica della pubblica utilità. Perciò in una Rai che cambiava, capì di essere di troppo. Non era disposto all’asservimento, alla faziosità, alla frivolezza. Non intese svendersi al mero opportunismo. Coerente dunque Minà, fino all’inverosimile!
Oggi, alla luce di tanti casi analoghi e di una degenerazione del ruolo del servizio pubblico ancora più accentuata ci verrebbe da dire che oltre a essere in buona compagnia, è stato il precursore di un’obiezione civile contro il degrado e l’ignoranza! Purtuttavia questo gli consentì di dedicarsi alla sua più grande passione: l’America Latina. Aveva rapporti e contatti, tanti, infiniti, non formali né d’interesse ma in nome del grande valore umano delle relazioni e dell’amicizia. Segno di un giornalismo fatto semplicemente per passione!
Antesignano, riguardo a chi non capiva o non voleva capire che lo sviluppo, ovvero il progresso del pianeta passava per lo sviluppo e il progresso di quell’area dei Paesi emergenti che coniugavano crescita economica e rispetto della persona umana. Tutto l’opposto dell’idea di consolidamento dello status quo proprio del continente europeo, sempre più egoista e autoreferenziale. Minà aveva un modo esclusivo di concepire il giornalismo.
Il certificato di originalità gli è attribuito dalla famosa foto dell’incontro a cena da Checco er Carrettiere, nel quartiere Trastevere, realizzata nel 1984. Dirà: “Questa foto giustifica il mio lavoro di giornalista, il mio modo di essere, del piacere che dà l’amicizia e della possibilità di riunire una sera d’estate, per un inatteso gioco del destino, cinque amici avidi di curiosità per ascoltare i racconti del più affascinante tra di noi”.
Un appuntamento così inaspettato, tra personaggi di cotanto spessore che nasce proprio intorno alla figura dell’ambito Minà.
Spiegherà: “Era passato a trovarmi Muhammad Alì, che in quei giorni era a Roma, e stavamo per andare a cena, quando mi chiama Robert De Niro, di cui sono amico, per vederci. Gli dico con chi sono e gli propongo di raggiungerci e lui risponde che si considerava già invitato. Stavamo per uscire quando squilla di nuovo il telefono, questa volta era Sergio Leone, appena bidonato da De Niro: “A fijo de ‘na mignotta voglio veni’ pur’ io! “.
Buon ultimo chiama Gabo (García Márquez, ndr) e il gruppo era fatto”. Quella volta il conto lo pagò Gianni Minà, ma è un dettaglio di fronte al valore delle relazioni civili, della condivisione di emozioni vive, dell’idea sublime di amicizia! Riguardo a quella famosa foto Minà chioserà: “Ancora adesso non so capacitarmi di come sia stato possibile riunire, una sera a Roma, questi amici”.
La risposta crediamo di averla noi, oggi, ovvero che il fulcro intorno a cui ruotava il meccanismo era solido e sicuro! E fu sicuro Minà quando in occasione del secondo governo Prodi (correva l’anno 2006), in predicato di assumere l’incarico di Ministro degli Esteri, non volle poi accettare l’incarico di sottosegretario, considerando importante non tanto la carica quanto la visione d’insieme necessaria ai fini della politica estera di un Paese! Solo conferme dunque di etica e coerenza in ogni comportamento di Gianni Minà, giornalista, cittadino del mondo!
Vincenzo Calò, segreteria nazionale Anpi
Pubblicato mercoledì 17 Maggio 2023
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/gianni-mina-il-sorriso-di-un-uomo-libero-cittadino-del-mondo/