Nelle prossime settimane di questa estate e fino all’autunno ricorreranno gli 80 anni delle Repubbliche partigiane, un’esperienza di democrazia eccezionale, pur brevissima, si era in piena occupazione nazifascista, alla cui nascita concorsero anche combattenti che tuttavia non le videro mai, perché Caduti prima in battaglia. Uno di loro era Gianni Citterio, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, nato a Monza il 13 giugno 1908.
Già lo scorso febbraio abbiamo commemorato con diversi appuntamenti il nostro straordinario concittadino coinvolgendo due istituti scolastici monzesi e l’Amministrazione comunale. Molto emozionante l’iniziativa all’interno della sala del Consiglio comunale di Monza, organizzata dall’Amministrazione cittadina, durante la quale, alla presenza della sindaca di Pieve Vergonte, dell’assessora di Omegna, dei rappresentanti Anpi VCO e alcuni ragazzi in rappresentanza della scuola media Pievese (autori di un filmato e un fumetto sulla battaglia di Megolo, nel territorio di Novara, in cui cadde Citterio) abbiamo ricordato la figura del partigiano MdOVM e dei compagni morti in combattimento. I ragazzi della scuola Citterio, che hanno incontrato nei mesi precedenti alcuni rappresentanti della nostra sezione, hanno svolto un lavoro di riflessione sulle parole di antifascismo, pace e democrazia.
È stata l’occasione per riascoltare, attraverso la voce di Rosella Stucchi, alcuni stralci del discorso che il padre Giovanni Battista Stucchi (il comandante Federici del CVL) scrisse per ricordare l’amico. Abbiamo naturalmente partecipato con il gonfalone del Comune di Monza e la presidente del Consiglio comunale, Cherubina Bertola, alle celebrazioni a Omegna e Megolo. Infine, un bellissimo murales è stato realizzato dai ragazzi di V del liceo Nanni Valentini all’interno della scuola dedicata al nostro concittadino.
Parlare di Gianni Citterio è parlare di uno dei capitoli più duri della storia d’Italia. Significa parlare di Resistenza nel suo complesso. Significa parlare di coloro che seppero riconoscere ciò in cui il nostro Paese stava scivolando e non si voltarono dall’altra parte ma, al contrario, furono disposti a sacrificare la propria giovinezza per la libertà e la democrazia. Così come fece lui che, consapevole del pericolo continuò a combattere.
È importante ricordare che la Resistenza non fu solo in quei 20 mesi dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. Con l’annuncio dell’armistizio iniziò la lotta armata e non armata per la Liberazione d’Italia dall’invasione tedesca, ma la Resistenza iniziò molto tempo prima.
Iniziò quando il fascismo si impose negli anni 20 del secolo scorso con la violenza contro chi denunciava e tentava di opporsi a quell’ondata nera che stava dilagando. Quando il fascismo trasformò l’essere umano in una cosa, da plasmare da rompere se non rispondeva ai propri dettami. Non contavano le differenti opinioni, non contava la dignità.
Il giovane Gianni, studente universitario, già animava i compagni contro il regime e negli anni 30 partecipò alla propaganda clandestina contro la guerra in Etiopia e l’intervento italiano in Spagna. Nel 1940 con l’entrata dell’Italia in guerra si avvicinò sempre più, fino ad aderirvi, al Partito comunista italiano, della cui idea diviene divulgatore in Brianza.
Nel 1943 la stretta collaborazione da tempo instaurata con alcuni oppositori politici monzesi (come Antonio Gambacorti Passerini, Aldo Buzzelli, Enrico Farè), si concretizzò con la creazione di un gruppo politico clandestino, il “Fronte d’azione antifascista”. Il Fronte si dotò anche di un giornale clandestino “Pace e libertà” (stampato in una casa di Passerini a Olginate Calco) al quale Citterio dettò lo stile e i contenuti.
La Resistenza fu rivolta morale prima ancora che rivolta armata.
Gianni Citterio capì che l’indomani della caduta del fascismo non ci sarebbe stata la pace, capì che non bisognava abbassare la guardia e anzi stava per iniziare un periodo di lotta a cui dedicarsi con incessante ardore. Fu lui che, con doti di grande oratore, il 26 luglio 1943 nella città esultante per la destituzione di Mussolini, dopo aver guidato un lungo corteo, parlò nel salone affollato della trattoria Santa Lucia, in via Manara, incitando tutti a organizzare la Resistenza. L’8 settembre poi parlò per l’ultima volta pubblicamente ai monzesi dal balcone del municipio su piazza Carducci, incitando i suoi concittadini alla lotta contro gli invasori tedeschi.
All’indomani dell’armistizio avvenne qualcosa di straordinario, perché uomini e donne di diversa estrazione sociale, formazione scolastica, orientamento politico e religioso, si radunarono, si cercarono pur non conoscendosi. Con una rete sempre più capillare e una organizzazione man mano più definita in cui ogni singolo ingranaggio era fondamentale, in città come in campagna e in montagna.
Gianni partecipò con una volontà di ferro all’organizzazione, a Milano e in Lombardia, dei primi Gruppi d’Azione Patriottica e delle prime bande partigiane. In rappresentanza del Partito comunista entrò nel primo Comitato militare del CLNAI (che poi fu il Comando Generale del CVL) e, come ispettore del Comando generale delle Brigate Garibaldi, fece la spola tra Milano e la Val d’Ossola, finché il Comando gli chiese di fermarsi nell’Ossolano per accelerare l’organizzazione di quel movimento partigiano.
Andò in montagna e divenne “Diomede” e li incontrò l’amico Stucchi che, in un suo racconto scrive: “lo trovai trasformato. Severo in volto, pensoso, terribilmente serio, terribilmente conscio delle sue nuove responsabilità e dell’importanza dei compiti che il suo partito, il PCI, gli aveva affidato”. A Citterio era stato affidato il compito di dare alle formazioni partigiane uniformità di indirizzo, creare gli organici, istituire i collegamenti interni e verso l’esterno. “Si avvertiva in lui una volontà di ferro, la invalicabile coscienza di un dovere da compiere, senza debolezze”.
Quando Citterio raggiunse la formazione del comandante Beltrami e del vicecomandante Di Dio, ne divenne commissario politico con il nome di “Redi”. Il commissario politico, insieme al comandante, aveva il compito di assumere la responsabilità delle operazioni, diffondere la coscienza nel gruppo delle ragioni della lotta. Seppe dare risposte e fiducia al gruppo, ma il progetto di “Redi”, mirante a trasformare le prime bande di combattenti in vere e proprie Brigate, non fu portato a compimento. All’alba del 13 febbraio 1944 morì in combattimento, insieme al capitano Beltrami e tutti i compagni, nella battaglia del Cortavolo. Il loro sacrificio permetterà però di salvare la vita a partigiani che mesi dopo costituiranno il nucleo della Repubblica dell’Ossola.
Celebrare i nostri morti non è retorica, non è vuota formalità, ma promessa e impegno che rinnoviamo ogni volta con infinita gratitudine.
La Resistenza appartiene a tutto il popolo italiano, senza distinzione.
Oggi spetta a noi e alle future generazioni contribuire alla realizzazione delle aspirazioni della Resistenza che sono i principi alla base della nostra Costituzione.
MEGOLO 13 febbraio 1944
Caduti: Arch. Cap. Filippo Maria Beltrami – Avv. Cap. Gianni Citterio (Redi) – Ten. Antonio Di Dio – Carlo Antibo – Bassano Bassetto – Aldo Carletti – Angelo Clavena – Bartolomeo Creola – Emilio Gorla – Paolo Marino – Gaspare Pajetta – Elio Toninelli.
Nella motivazione della ricompensa al valore assegnata alla memoria di Citterio è scritto: “Attivissimo organizzatore della resistenza partigiana, prese parte a tutte le più rischiose imprese della sua formazione, accoppiando intrepido coraggio alle supreme idealità. Mentre con un pugno di audaci rientrava da un’ardita impresa compiuta, venne attaccato da forze nemiche venti volte superiori, e senza esitare accettò la disperata battaglia. Benché ferito ripetutamente, mentre attorno a lui cadevano tutti i suoi compagni, sostenne l’impari lotta, finché colpito da una raffica di mitraglia esalava lo spirito invincibile”.
Emanuela Manco, presidente Anpi sezione “Gianni Citterio” Monza città
Pubblicato giovedì 11 Luglio 2024
Stampato il 30/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/gianni-citterio-a-un-uomo-che-ha-onorato-la-citta-la-citta-rende-onore/