Oggi, 23 settembre 2024, Teresa Peghin, la partigiana “Wally”, compie cento anni. Un secolo di vita per una donna che ha lottato per la Liberazione del nostro Paese dal fascismo e dal nazismo e che si è poi impegnata per mantenere viva la memoria di quel periodo storico e rinnovare, giorno dopo giorno, i valori per i quali le partigiane e i partigiani hanno lottato, combattuto e vinto.

Durante i giorni della Liberazione

Nel ringraziare Teresa per quanto ha fatto e quanto continua a fare ci uniamo alla sua bella e numerosa famiglia in un affettuoso e riconoscente abbraccio.

Squadristi (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Teresa nasce il 23 settembre 1924 a Selva di Trissino da Antonia Chiarello, di Selva. Il padre Ettore, originario della provincia di Treviso, faceva il calzolaio ed era un antifascista della prima ora; non si iscrisse al partito fascista. Ciò gli costò l’ostracismo dei caporioni del fascio locale e compromise la possibilità per Teresa e il fratello di lavorare in aziende della vallata, a partire dalla Marzotto.

Il partigiano Alfredo Rigodanzo “Catone”

Fu quasi naturale per Wally, quindi, accettare la proposta di Alfredo Rigodanzo “Catone” quando questi le chiese di diventare staffetta. La sua spiccata intelligenza e il suo aspetto dolce, accompagnati da un volto di ragazza semplice e carina, insieme alla sua mitezza e riservatezza erano i requisiti ideali per ingannare fascisti e nazisti nel corso delle sue missioni, che compì con grande coraggio.

Oltre a portare messaggi, comunicazioni e materiali delicati ai maggiori comandanti di pattuglia e di Brigata, fu inviata in missione a Padova: una prima volta per conoscere i luoghi e una seconda volta per portare una valigia contenente 18 milioni di lire frutto, insieme ad armi e altro equipaggiamento militare, della coraggiosa e intrepida azione partigiana che portò al disarmo del presidio della Marina Militare di Montecchio Maggiore.

Una giovane Teresa Peghin

Da Padova venne inviata a Udine per recuperare i “buoni” (moduli prestampati che certificavano l’avvenuta consegna di materiale ai partigiani da parte di chi li aiutava, per ottenere un futuro rimborso) che poi avrebbe riportato a Padova, al Comando Regionale di Liberazione. Verso il ritorno a casa, con la valigia contenente i buoni per le formazioni vicentine, ottenne un passaggio da un’auto militare e si trovò seduta tra due graduati della Marina. Quando costoro la scaricarono fu avvicinata da un fascista che conosceva, il quale la invitò a prestare attenzione perché ricercata. Ciò le permise di cambiare direzione ed evitare la cattura. Successivamente dovette nascondersi e finì a Recoaro, dove passò i mesi successivi, fino alla Liberazione, nascosta in un “bunker” (nascondigli sotterranei, spazi ristretti, bui ed umidi) per non essere individuata e catturata.

Teresa Peghin “Wally” con il presidente provinciale Anpi Vicenza, Danilo Andriollo (a sinistra della foto) e il presidente della sezione Anpi di Vicenza città, Luigi Poletto

In questo periodo le notizie dalla sua famiglia erano scarse e frammentarie. Venne a sapere da un’altra staffetta dell’uccisione del padre per mano dei militi della Brigata Nera di Valdagno, fucilato per vendetta dopo che i fascisti non riuscirono a catturare il fratello di Wally, Pietro, il partigiano “Claudio”. Questi, accerchiato, riuscì a sfuggire alla cattura in modo rocambolesco. Dopo aver ingaggiato uno scontro a fuoco, finite le munizioni uscì dal nascondiglio con la pistola scarica e una bomba a mano, che lanciò verso i militi. Nel parapiglia che si creò riuscì a scappare e a salvarsi, nonostante le ferite subite.

Una vita piena, quella di Teresa, con momenti di gioia e altri di profondo dolore: quando racconta della sua esperienza partigiana ricorda sempre la sofferenza che provò alla notizia dell’uccisione del padre.

Wally, da qualche decennio, ha deciso di recarsi nelle scuole a raccontare la sua vita di partigiana alle ragazze e ragazzi, per conservare e trasmettere la memoria di quanto avvenne in quel periodo storico, delle sue sofferenze per la perdita del padre e di suoi amici, fucilati o uccisi in combattimento da fascisti e nazisti. Alle giovani e ai giovani che incontra racconta del suo amore per la natura, maturato in giovanissima età, quando d’estate si recava in montagna dai nonni e passava il suo tempo immersa nel verde, con le montagne che la circondavano e tra gli animali. In queste occasioni sprona all’impegno per la difesa dell’ambiente.

Da qualche anno ha scelto di intervenire alle commemorazioni che teniamo in provincia nel corso dell’anno per ricordare le vittime del fascismo e le vicende partigiane. Lo fa con parole chiare, rivendicando il valore dell’impegno suo e di chi ha lottato con lei, esprimendo le sue preoccupazioni e mettendo in guardia dai pericoli per la pace e la democrazia che si presentano in Italia e nel mondo e spronare ad un costante impegno per la pace, la difesa e l’applicazione della Costituzione, la memoria e l’antifascismo.

Teresa fu madrina della Brigata “Stella” e fu riconosciuta partigiana combattente nel Servizio Informazioni di Brigata con il grado di sottotenente. È stata decorata con la Croce al Merito di guerra, con Nastro azzurro e Medaglia di benemerenza. Nel 1981 fu insignita della Croce al Valor Militare con la seguente motivazione: “Valorosa partigiana, animata da profonda fede, dotata di elevate doti organizzative, svolgeva importanti e rischiosi incarichi di staffetta portaordini fra le varie formazioni partigiane e gli organi direzionali del movimento clandestino di Resistenza del Veneto. Ricercata attivamente dal nemico, rifiutava di lasciare la provincia e, aggregatasi successivamente ad un gruppo partigiani operante nella zona Selva di Trissino, partecipava a numerose azioni di sabotaggio, che procuravano all’avversario notevoli perdite.”

Dopo la Liberazione è andata a lavorare in fabbrica, si è sposata con Umberto Tarquini (fratello del partigiano Nello, caduto in battaglia a Marola di Chiuppano) con cui ha avuto sette figli/e, due dei quali sono morti procurandole un nuovo, grande dolore. Lei ha saputo superarlo conservando il suo amore per la vita, che insieme alla sua forte tempra, alla sua umanità e dolcezza rappresentano i tratti del suo carattere. I/le restanti cinque vivono vicino a lei  e la accudiscono con grande amore, insieme alle/ai numerosi nipoti e pronipoti. Questo affetto sincero le permette di affrontare serenamente il passare del tempo. Per questo siamo grati a Ettore, Nello, Vilma, Ivo e Natalina per quanto fanno ogni giorno per assicurare a Teresa una bella vecchiaia.

Rinnoviamo il nostro GRAZIE a Teresa Peghin “Wally” per ciò che ha fatto e quanto continua a fare.

Un forte, caloroso e affettuoso abbraccio da tutte e tutti noi dell’ANPI della provincia di Vicenza.

Comitato provinciale ANPI Vicenza

La testimonianza di Teresa Peghin compare in noipartigiani.it, il Memoriale della Resistenza italiana; nel documentario “Dalla Parte giusta” di Manuela Pellarin e nel libro “Storie partigiane 4: Teresa Peghin “Wally” di Giorgio Fin.