Una distesa di ombrelli tra i faggi e querce secolari. Cosa ha portato centinaia di persone, alunni e studenti del territorio di Teramo con i loro insegnanti, a oltre 1.300 m di altezza, in una giornata piovosa, sfidando temperature da pieno autunno nonostante fosse il 25 settembre? L’80° di un episodio entrato nella leggenda.
Il combattimento di Bosco Martese fu definito da Ferruccio Parri la «prima nostra battaglia in campo aperto» tra forze partigiane e truppe nazifasciste a cui «tutti i resistenti italiani rendono onore». Nonostante questo riconoscimento, nell’importante anniversario in molti ancora ignorano cosa sia accaduto. Nel dibattito pubblico nazionale la battaglia continua a essere dimenticata anche se fu uno dei pochissimi scontri, all’indomani dell’armistizio, che vide le forze partigiane sconfiggere le truppe tedesche. Oltre l’aspetto epico, a renderla unica furono anche le circostanze che portarono centinaia di civili teramani, antifascisti, soldati italiani, prigionieri di guerra e internati stranieri a prendere parte alla battaglia. Questo fu di fatto uno dei primi esempi, sul suolo nazionale, di quell’unità d’intenti internazionale indirizzata a liberare l’Italia e l’Europa dal nazifascismo.
Cosa spinse, nel settembre del 1943, centinaia di teramani a raggiungere questo luogo a oltre mille metri di altitudine per combattere i tedeschi? Sicuramente una parte di essi, la più politicizzata, fu indirizzata dal “Comitato insurrezionale” che si era costituito a Teramo dopo l’8 settembre, guidato dal medico antifascista Mario Capuani, alle cui riunioni parteciparono diversi antifascisti teramani. Tra i militanti più attivi furono i comunisti guidati da Ercole Vincenzo Orsini e gli azionisti. Nei loro incontri, pur con diverse visioni, cercarono di pianificare come riorganizzare le forze disponibili per difendersi da un eventuale attacco dei tedeschi alla città, fino alla decisione del 21 settembre di concentrarsi al Ceppo.
Gli altri non secondari protagonisti furono alcuni dei militari che a Teramo si trovavano ancora nelle caserme. La decisione di salire in montagna fu presa in primo luogo dal capitano d’artiglieria Giovanni Lorenzini. In netto contrasto con gli ordini ricevuti dai suoi superiori, di non opporre resistenza in caso di attacco tedesco, Lorenzini iniziò a trasportare il materiale della sua batteria a Bosco Martese e quando, il 19 settembre, con i suoi uomini giunse sul posto trovò i fratelli antifascisti Felice e Antonio Rodomonti che vi si erano stabiliti per sfuggire a possibili ritorsioni.
Tra il 20 e il 24 settembre si verificò un vero e proprio pellegrinaggio verso il Ceppo. Oltre ai soldati, arrivano più di un centinaio di stranieri, in gran parte inglesi e jugoslavi, ma anche alcuni statunitensi, canadesi, australiani, scozzesi, indiani e neozelandesi: ex prigionieri di guerra e internati fuggiti dai campi di concentramento che al tempo in provincia di Teramo erano numerosi (Nereto, Tossicia, Isola del Gran Sasso). Circa un migliaio erano i civili, di diverse estrazioni sociali e politiche, che salirono in montagna motivati dalla volontà di «combattere il nemico», altri vi giunsero per pura curiosità, per un totale di circa duemila unità.
Nel frattempo prese corpo l’organizzazione militare, il cui comando venne affidato al capitano dei carabinieri Ettore Bianco. I militanti furono organizzati in tre compagnie: quella del Partito d’Azione, quella “Estera” e quella dei comunisti; comandate rispettivamente dall’avvocato Felice Mariano Franchi, dal tenente colonnello Dushan Matiyasevic e dal tenente di artiglieria Francesco Di Marco. Queste furono affiancate dalle formazioni Rodomonti e Ammazzalorso e da un Reparto Servizi comandato dal tenente colonnello Guido Taraschi.
Il 25 settembre una colonna tedesca, composta da una trentina di camion, dopo aver attraversato la città venne indirizzata da un confidente verso il luogo dove erano concentrati i partigiani. Alle 12.30, avvenne la battaglia che durò circa tre ore.
Nella battaglia oltre che armi leggere, fucili e mitragliatrici le forze partigiane impiegarono anche un cannone. In base ad alcune relazioni partigiane, furono almeno 50 i tedeschi uccisi, 5 i camion e 2 le autovetture distrutte. Sconfitti, i tedeschi si ritirarono, il comandate del battaglione tedesco Hartman fu fatto prigioniero e giustiziato sul posto, reo di aver trucidato cinque ostaggi partigiani fatti prigionieri nel primo mattino del 25 settembre al Mulino De Iacobis, avamposto partigiano sulla via per il Ceppo nel Comune di Torricella Sicura. I nomi dei martiri partigiani Guido Belloni, Luigi De Iacobis, Mario Lanciaprima, Gabriele Melozzi, Guido Palucci, sono scolpiti su un monumento realizzato a loro memoria nel luogo dove furono fucilati, nei pressi dell’Ara Martese.
Nei giorni successivi alla battaglia la rappresaglia nazista fu molto pesante, alla data del 26 settembre i tedeschi trucidarono 3 carabinieri e un militare nella località di Pascellata, Sella Ciarelli Al mattino del 27 settembre il dottor Mario Capuani, capo politico al pari del comunista Ercole Vincenzo Orsini (successivamente entrambi decorati alla memoria con Medaglia d’Oro al Valor Militare) della Resistenza teramana fu prelevato presso la propria abitazione, portato al Ceppo e, dopo pesanti torture, assassinato con un colpo di pistola alla nuca. Nello stesso giorno a Fonte Palumbo, nel Comune di Cortino, i tedeschi trucidarono altri cinque partigiani, fatti prigionieri a seguito di un blitz all’interno di un pubblico esercizio. Nel frattempo il grosso dei resistenti decise di organizzarsi in piccoli gruppi, denominate bande o formazioni partigiane, con a capo comandanti diventati leggendari, quali Felice Rodomonti, Armando Ammazzalorso e Mario De Nigris, dando vita alla lotta di Liberazione che nel Teramano si protrasse per nove mesi fino alla data della Liberazione, il 14 giugno 1944.
Il 14 Giugno 1944 ci fu l’ingresso nella città di Teramo della formazione Rodomonti, il 15 seguì quella di Ammazzalorso con una trionfale sfilata per il corso principale della città rimasta nella storia, le prime forze alleate entrarono a Teramo il 17 giugno 1944.
Per tutto il periodo della Resistenza, i partigiani ebbero l’appoggio e l’assistenza delle donne teramane. Tra le tante che si contraddistinsero per l’attività svolta, Margherita Ammazzalorso presente a Bosco Martese, Clara De Cicco, Leonilde Di Felice, Lina Melasecchi, la poco più che ragazzina staffetta Giulina Valente. Non per ultima Wjlma Badalini, staffetta e figlia del partigiano Nicola, all’epoca capostazione a Teramo e commissario politico della formazione Rodomonti che, il 25 settembre 1945, organizzò la prima commemorazione della battaglia che nei decenni successivi si è sempre ripetuta.
Nel 2005 alla Provincia di Teramo è stata conferita la Medaglia d’Oro alla Resistenza portata personalmente dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi.
A seguito della “nuova stagione” Anpi, che dal 2006 ha aperto le iscrizioni anche alle nuove generazioni, da oltre un decennio l’anniversario della battaglia di Bosco Martese viene celebrata dall’Anpi provinciale con una cerimonia sul posto, a cui partecipano autorità civili e militari, centinaia di studenti di ogni ordine e grado in rappresentanza di tutte le scuole della provincia di Teramo, con il fine di conservare la memoria, ma soprattutto di trasmettere i valori della Resistenza prendendo a concreto esempio chi ha combattuto e dato la vita per il nostro sistema democratico, basato sulla Costituzione frutto della lotta partigiana.
Nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della prima battaglia in campo aperto tra partigiani e nazifascisti, l’Anpi provinciale di Teramo ha organizzato un Comitato aperto a tutte le istituzioni del territorio provinciale, alle associazioni e istituzioni scolastiche con lo scopo di garantire una partecipazione corale, in particolare di studenti, presso il Ceppo-Bosco Martese.
Dal palco, è stato il saluto dell’Anpi Teramo a dare il via agli interventi, si sono alternati rappresentanti delle Istituzioni e delle associazioni e del sindacato che hanno concorso a realizzare l’iniziativa. E così abbiamo ascoltato il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto; e il sindaco di Rocca Santa Maria; Lino di Giuseppe; il presidente della Provincia, Camillo D’Angelo; il rettore dell’università di Teramo, Dino Mastrocola; la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Chiara Moschella, il presidente Anpi provinciale, Antonio Franchi; il segretario provinciale Cgil, Pancrazio Cordone, e per l’Anpi nazionale Tamara Ferretti, della segreteria nazionale e responsabile del coordinamento donne Anpi; è stata la volta del segretario de “Il ponte e la torre”, Biagio Di Giuseppe; del presidente di “Teramo nostra”, Piero Chiarini. Hanno preso la parola anche una studentessa e uno studente. Non va dimenticato che l’iniziativa per l’80° è stata patrocinata, oltre che dalle Istituzioni locali, dagli enti e le associazioni elencate, anche dai Comuni di Valle Castellana e di Torricella Sicura, da Bim e dal Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Una giornata all’insegna della memoria e dei valori della Resistenza, che ha visto il coinvolgimento delle scolaresche accompagnate dai loro insegnanti. Una giornata coinvolgente ed emozionante, riassunta quasi nelle voci degli alunni che hanno intonato Bella Ciao. Ma l’impegno è proseguito in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale, affinché nella settimana da lunedì 25 a sabato 30 settembre, in tutte le scuole del territorio provinciale vi fossero momenti in cui la didattica ponesse un accento particolare sulla Resistenza teramana e, naturalmente, su quella nazionale. Che cominciò, vincendo, anche da Bosco Martese.
Antonio Topitti, presidente sezione Anpi Teramo
Pubblicato venerdì 29 Settembre 2023
Stampato il 24/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ci-guidavano-le-stelle/bosco-martese-una-storia-ancora-nella-leggenda-dopo-80-anni/