Continuiamo con questa intervista a Carmela La Padula, presidente provinciale dell’Anpi di Matera, l’approfondimento di Patria Indipendente in vista della Conferenza di organizzazione Anpi Sud. Abbiamo già pubblicato l’intervento illustrativo del vicepresidente nazionale vicario Anpi, Carlo Ghezzi; una intervista ad Angelo Lauricella, presidente provinciale Anpi Agrigento; a Ciro Raia, presidente provinciale Anpi Napoli e a Michele Petraroia, membro della Commissione di garanzia dell’Anpi.
Quando chiediamo a Carmela La Padula di spiegarci cosa significa per la Basilicata e in generale per il Sud la Conferenza di Organizzazione del Mezzogiorno che si terrà a Paestum in aprile; quando domandiamo cosa significa essere “partigiani” nell’Italia sgovernata dalla destra e da dove partire per svegliare le coscienze addormentate e stordite di questo Paese, Carmela ci indica con un gesto della mano un edificio storico di Matera, il Palazzo dell’Annunziata in Piazza Vittorio Veneto.
È la sede della biblioteca provinciale “Tommaso Stigliani”. Si tratta di una delle più importanti biblioteche del Mezzogiorno: un grande patrimonio culturale che conta circa 400.000 volumi, numerose testate di periodici, 30.000 libri rari e di pregio dal sec. XVII al XIX, 950 cinquecentine, 95 incunaboli, 100 manoscritti e 40 pergamene. Fu istituita all’inizio del Novecento per debellare l’analfabetismo delle genti meridionali e oggi è un servizio pubblico necessario per gli studenti e per chi fa ricerca, oltre ad essere anche un luogo di aggregazione per tutte le altre fasce della popolazione. Con il personale ridotto all’osso e per mancanza di fondi ora la biblioteca rischia di chiudere i battenti. Sarebbe un destino beffardo per una città che nel 2019 è stata insignita del titolo di Capitale europea della Cultura.
Ma il fato non c’entra nulla in questo caso. «Le risorse per mandare avanti questo importante presidio pubblico – ci racconta La Padula – dovevano arrivare dalla Regione ma la giunta di centrodestra, guidata dal forzista Vito Bardi, fa orecchie da mercante e intanto la biblioteca sta morendo. Non ci sono nemmeno più i soldi per l’abbonamento a internet o per comprare la carta igienica. Ecco, se ti dovessi dire in concreto cosa vuol dire oggi essere Anpi nel Mezzogiorno partirei da qui».
È un momento difficile quello che l’Italia sta vivendo. Il Sud in primo luogo, avamposto di nuove “ricette” disgregatrici dell’unità nazionale e, assieme a questa, dello Stato sociale. Carmela va dritta al cuore del problema. E il problema si chiama autonomia differenziata. Il disegno di legge, presentato dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, è stato, nel momento in cui pubblichiamo questa intervista, approvato dal Senato. Una bruttissima legge che allarga il divario tra nord e sud del Paese. «Uno scambio scellerato tra premierato e autonomia regionale che rischia di ledere i diritti e le tutele dei cittadini in termini di prestazioni sociali», spiega Carmela, che prosegue: «Con quella mostruosità voluta dalla Lega e subita dagli altri partiti di destra noi meridionali non avremo più diritti».
Precisa la presidente provinciale Anpi: «Parlo di diritti elementari, quello alla salute, all’istruzione, ai trasporti pubblici locali, all’ambiente salubre. L’autonomia differenziata va a dispiegare i suoi effetti perversi su un quadro già parecchio compromesso e in sofferenza. La battaglia che stiamo già portando avanti e che dobbiamo rendere più incisiva da subito – assieme alle organizzazioni politiche, ai sindacati, all’associazionismo – è spiegare ai cittadini che cosa significherà per loro in concreto l’autonomia differenziata, perché, al di là delle cortine fumogene disseminate dalla Lega, questa legge andrà a incidere sulla carne viva delle persone e in particolare dei ceti popolari. Dire no a quella legge deve diventare il grido corale di tutto il Paese, da Nord a Sud, perché è una lotta che riguarda tutti. E mi auguro che quei governatori di centrosinistra che hanno strizzato l’occhio all’autonomia differenziata, penso all’Emilia Romagna, capiscano che la posta in gioco è l’idea stessa di società che sta scritta nella Carta costituzionale».
Il Comitato provinciale di Matera è fresco di nascita. È nato ufficialmente nell’aprile dello scorso anno grazie anche al lavoro di Michele Petraroia, che ha fatto crescere l’Anpi della Basilicata e di Vincenzo Calò della segretaria nazionale, che «si è impegnato e ci ha seguito in questo percorso sin dall’inizio». In questi anni, racconta ancora Carmela, «abbiamo provato tenacemente a dar vita al comitato provinciale a Matera, purtroppo, anche a causa del Covid, non siamo riusciti ad arrivare al Congresso nazionale di Riccione potendo costituirci. Eravamo ancora in pochi e con le energie disperse su troppi fronti di impegno civico. Ma non ci siamo arresi e quel percorso che sognavamo da anni siamo riusciti a concluderlo nel 2023, segnando una presenza organizzata sul territorio».
Matera era l’unica provincia a non avere il comitato provinciale. E pensare che la città dei Sassi è stata tra le prime del Mezzogiorno a liberarsi dal giogo nazifascista, ribellandosi agli occupanti il 21 settembre 1943. L’insurrezione popolare della città avviene prima delle quattro giornate di Napoli e dei tanti eccidi perpetrati lungo la dorsale per arrivare al nord. Nella rivolta di Matera morirono 27 persone, tra le quali un ragazzo di soli sedici anni e 18 militari; la città venne insignita della Medaglia d’Argento al Valore militare nel 1966 e nel 2016 – consegnata dal presidente Mattarella – della Medaglia d’Oro al Valor Civile. Insomma, una storia antifascista che parte dai giorni della Resistenza e che nell’aprile del 2023 ha trovato il suo suggello.
La neo nata Anpi di Matera si è messa subito al lavoro per ricordare, degnamente, l’ottantesimo della rivolta della città: il 20 e 21 settembre è stata organizzata una riuscitissima iniziativa che ha coinvolto i giovani degli istituti secondari di secondo grado della città e delle provincie lucane. «Grazie all’Anpi e allo Spi Cgil – spiega Carmela – è stato organizzato un concorso nelle scuole superiori. Il lavoro dei ragazzi è stato molto apprezzato. Tra l’altro ha partecipato anche una scuola di Bologna perché noi volevamo estendere questa partecipazione a tutta Italia proprio per dimostrare che la Resistenza è stata un lungo filo che ha attraversato realtà e regioni diverse del Paese». Non solo. «Siamo anche riusciti a organizzare un convegno storico sulla Resistenza nell’Italia del Sud e sul contributo dei meridionali e degli antifascisti lucani. E sono tanti, molti morti al Nord come il giudice Nicola Panevino: originario di un piccolo paese in provincia di Potenza, Panevino divenne capo del Comitato di Liberazione Nazionale a Savona e fu ucciso ad appena 34 anni dai nazifascisti. I suoi resti mortali riposano oggi ad Aliano (paese d’origine del padre), nello stesso cimitero dove è sepolto Carlo Levi».
Far emergere nel loro giusto valore le radici meridionali dell’antifascismo e della Resistenza è un modo anche per rileggere la storia del dopoguerra, dice Carmela, «perché i gruppi dirigenti conservatori hanno deliberatamente misconosciuto l’apporto del Sud proprio per mantenere il controllo politico-clientelare sulla società. È un controllo che è proseguito fino ad oggi. Come Anpi possiamo dare il nostro contributo a chiudere definitivamente quella stagione mefitica. Il Meridione non ha bisogno di un ponte sullo Stretto, ma di legalità, lavoro pulito, tutela dell’ambiente, servizi efficienti. Lo dobbiamo in primo luogo ai nostri ragazzi, che oggi finito il liceo sono costretti per studio o lavoro a emigrare». Le giovani generazioni e l’Anpi, un binomio fondamentale: «C’è bisogno di loro nella nostra organizzazione. Hanno una visione nuova da offrire a tutti noi. Purtroppo riusciamo a coinvolgere solo i ragazzi delle superiori e per un limitato periodo di tempo perché poi se ne vanno da un territorio che non gli offre prospettive».
Quando dici Anpi dici anche pace. Di fronte all’orrore della guerra, anzi delle guerre che dilaniano il mondo e non si fermano nemmeno di fronte all’eccidio dei bambini, gli eredi dei partigiani lucani vogliono far sentire la loro voce. E infatti si sono mobilitati da subito per portare il loro contributo alle iniziative organizzate in queste settimane dal Comitato per la Pace di Matera.
Insomma, l’aver fortissimamente voluto costituire anche a Matera il comitato provinciale Anpi, «non è una mera questione nominalistica ma rappresenta una esigenza vitale, ovvero quella di poter avere dei punti di riferimento forti, dato che al Sud si sente ancora di più la mancanza di una classe dirigente degna di questo nome. Quella di destra e centrodestra è assolutamente inadeguata, incapace di dare risposte ai problemi concreti – pensiamo, ma è solo un esempio tra i tanti che potrei fare, alla crisi dello stabilimento Stellantis di Melfi, dove oltre il balbettio il governo regionale non è andato – ma purtroppo anche il centrosinistra locale non appare consapevole fino in fondo della posta in gioco e della necessità impellente di attivare consensi, di mobilitare il suo popolo su parole d’ordine chiare, comprensibili. L’Anpi non è un partito però, mettendo a disposizione delle Istituzioni il proprio contributo, ha il dovere di spingere le forze democratiche a superare i particolarismi e a buttare il cuore oltre l’ostacolo».
La sede fisica del comitato provinciale ancora non c’è, ma il nome è già stato deciso: sarà intitolata “21 settembre” in ricordo dell’eccidio nazi-fascista del 1943”. E Carmela La Padula guarda già al futuro. Infatti l’intenzione è di aprire altre sezioni oltre a quella su Matera, una nel Metapontino che vada a coprire tutte le cittadine che si trovano sulla fascia ionica e una nella Collina materana, per i paesi dell’entroterra. «È un obiettivo impegnativo da un punto di vista organizzativo, ma lo raggiungeremo».
Determinazione e ottimismo. Sono queste le parole che tornano più volte nel corso della chiacchierata di Patria Indipendente con Carmela. Determinazione per mettere la forza dell’Anpi al servizio di chi in questi territori porta avanti battaglie sociali e antifasciste. Ottimismo «perché i nostri problemi, pur grandi, non sono paragonabili a quelli che hanno dovuto affrontare i nostri padri e nonni per combattere la dittatura e affermare la libertà e la democrazia in questo Paese. A noi sta il compito di far vivere la memoria nel presente e difendere quelle conquiste. Perché, come abbiamo scritto nel documento che ha sancito la nascita del comitato, chi si schiera a difesa della Costituzione figlia delle donne e degli uomini della Resistenza, qualunque cosa accada, non sarà mai solo e non si troverà mai dalla parte sbagliata».
Pubblicato giovedì 8 Febbraio 2024
Stampato il 23/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/anpi/ecco-perche-e-importante-per-il-paese-la-conferenza-delle-anpi-sud-parla-carmela-la-padula/