Tra gli uomini e le donne dell’antifascismo sardo militante, c’è una schiera corposa di personalità, che pure essendo di rilievo nazionale, non trovano una adeguata e giusta collocazione nei manuali di Storia contemporanea delle scuole. Mariangela Maccioni (Nuoro 1891- 1958) è una di queste personalità politiche (quasi dimenticate). Mariangela è stata una donna di esemplare tempra intellettuale e morale, come attestano le tante testimonianze raccolte, tanto che i suoi orientamenti politici antifascisti sono entrati prepotentemente nella coscienza collettiva sarda. “La maestra resistente”, affettuosamente chiamata dai suoi amici e conoscenti, è stata un’integerrima antifascista e sardista che operava a Nuoro. Negli anni del torpore fascista, Nuoro contava all’incirca tredici mila abitanti, con un’economia prevalentemente agro-pastorale. Mariangela ebbe una vita familiare segnata da lutti (la morte del padre e di entrambi i fratelli e la progressiva cecità della madre), ma questa sequela non pregiudicava l’attivismo politico nei confronti della dittatura fascista. Fra gli strenui oppositori del regime, vi era anche Mariangela Maccioni, una giovane maestra elementare coraggiosa e orgogliosa delle sue idee libertarie e progressiste.
L’antifascismo militante della maestra Maccioni veniva manifestato attraverso alcuni emblematici episodi, che denotavano un orgoglioso e genuino spirito anti-mussoliniano: nel 1923 non partecipava alla cerimonia ufficiale per il primo anniversario della “marcia su Roma”; nel 1926 incoraggiava i suoi scolari al canto di “Bandiera Rossa”, un canto comunista assai odiato e vessato dai fascisti. Queste manifestazioni politiche compiute da Mariangela mal si conciliavano alla ferrea dottrina fascista allora imperante in Italia. Nel 1935 la vita di Mariangela Maccioni cambiava radicalmente con il matrimonio. Raffaello Marchi, un intellettuale antifascista nuorese impegnato professionalmente nel campo della sociologia e dell’antropologia, diveniva il consorte di Mariangela, la quale era una donna legata profondamente alla scuola e ai suoi scolari. In quel torno di tempo, l’ordinamento scolastico fascista era (ed è stato) uno straordinario veicolo di comunicazione, in chiave oppressiva. Le circolari e le relazioni ministeriali fasciste rappresentavano lo strumento immediato e sicuro per inculcare la ferrea ideologia. La maestra Maccioni doveva combattere e sopportare quotidianamente questa asfissiante e duratura legislazione scolastica. “La maestra resistente” subiva le angherie e il disprezzo delle autorità fasciste nuoresi, le quali perseguitavano e oltraggiavano continuamente Mariangela, controllando la corrispondenza e gli spostamenti.
Le relazioni dell’OVRA, la polizia politica fascista, sull’identità politica e sull’azione della Maccioni ne sono una chiara testimonianza. L’antifascismo della Maccioni veniva manifestato anche con manifestazioni plateali e politiche come La sottoscrizione “pro Matteotti”. Mariangela trasformava la propria abitazione, in via Barisone in un vero e proprio cenacolo antifascista frequentato da amici e conoscenti di vedute politiche antifasciste.
Storicamente possiamo affermare, senza essere smentiti dai fatti, che la Sardegna può vantare una triade femminista sardista ed antifascista, rappresentata da Mariangela Maccioni, Marianna Bussalai e Graziella Sechi Giacobbe. Il giorno fatidico del suo 46° compleanno, il 17 aprile 1937, Mariangela veniva arrestata con l’accusa di possedere alcuni libri di argomenti antifascisti. La sua detenzione carceraria durava un mese: veniva rimessa in libertà per motivi di salute. Ma questo ennesimo episodio determinava la sospensione delle sue funzioni di docente e la conseguente cessazione dello stipendio. In questa controversia legale Mariangela aveva l’incondizionato appoggio dell’avvocato antifascista Filippo Satta Galfrè. Con decorrenza 1° marzo 1944 la maestra nuorese veniva riammessa in servizio effettivo. Aveva 53 anni. Mariangela Maccioni forte della sua intensa e coerente attività antifascista veniva candidata alle elezioni comunali del marzo 1946. Ma l’elettorato nuorese non riconosceva alla Maccioni lo scranno di consigliere comunale. Mariangela Maccioni aderiva da principio per il Partito Sardo d’Azione, in seguito aderiva al Movimento Cristiano per la Pace, poi nel 1948, si candidava nella lista del Fronte Popolare. Nel dopoguerra partecipava alla redazione del periodico “Aristocrazia”, fondato da Lillini Marchi e aderiva all’ Udi (Unione donne italiane).
Mariangela moriva nel settembre 1958. La memorie e le testimonianze di Mariangela Maccioni venivano raccolte dal marito, nel volume “Memorie politiche”, ora introvabile nelle librerie isolane. Nuoro non ha dimenticato “la maestra resistente”. L’amministrazione comunale intitolava la scuola media numero quattro all’orgogliosa e generosa antifascista.
La figura esemplare deve rappresentare un valido ed eloquente esempio di integrità morale e politica, come esempio alle nuove generazioni, confuse ed annebbiate da falsi miti e promesse. A Mariangela Maccioni va indirizzata gratitudine ed ammirazione per non essersi piegata al ventennale giogo “del pensiero unico dominante” attuato in modo sistematico dalla dittatura fascista. Degno di nota il murales dedicato a Mariangela commissionato dall’Anpi in Piazza Italia a Nuoro. Scrive la scrittrice Maria Giacobbe “(…) Ma Angela Maccioni non fu la sola donna in quell’oscuro ventennio a rappresentare gli ideali di fierezza e di integrità morale – cioè di vera cultura- che da Eleonora di Arborea a certe eroine di Grazie Deledda caratterizzano molte donne sarde, anche quelle dai destini più oscuri”.
Maurizio Orrù, giornalista, segretario regionale Anppia Sardegna
Pubblicato venerdì 26 Ottobre 2018
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/ultime-news/la-maestra-resistente/