“Ad oltre 70 anni dalla storica vittoria del 1945 sui regimi fascisti in Europa, l’antifascismo è un’idea politica più attuale che mai. Gli odierni problemi politici, economici e sociali richiedono azioni comuni – senza frontiere partitiche – per uno sviluppo socialmente giusto, pacifico e democratico in ogni parte del mondo”.
Con queste parole si apre il documento politico approvato dal XXVII Congresso della Federazione Internazionale dei Resistenti – più nota con il suo acronimo “FIR” – tenutosi a Praga dal 18 al 20 novembre scorso. Un’affermazione forte, che troviamo in filigrana anche nei documenti dei Congressi Nazionali ANPI di Torino e di Rimini. FIR e ANPI, un cammino comune che ha radici antiche.
Facciamo un passo indietro nella storia, sino al febbraio del 1946. Varsavia è una città ridotta in macerie, che ha pagato un prezzo altissimo alla follia nazista (nell’archivio dell’Istituto Luce:
I combattenti della Resistenza e i perseguitati dai regimi nazifascisti considerano la vittoria non come fine delle loro lotte, ma come un nuovo momento per dare voce politica al processo democratico dell’Europa da ricostruire. I rappresentanti di 17 organizzazioni di prigionieri politici e veterani della Resistenza si riuniscono nel febbraio del 1946 a Varsavia per fondare la FIAPP (Fédération Internationale des Anciens Prisonniers Politiques, Federazione Internazionale degli ex prigionieri politici) con l’obiettivo di “Lottare risolutamente per la soppressione totale del fascismo in tutte le sue forme e ovunque esso risorga, per l’eradicazione dell’ideologia fascista, per combattere con ogni mezzo qualsiasi tentativo – visibile e invisibile – di far rinascere il fascismo. (…) Per sviluppare un’attività tesa a rafforzare la solidarietà internazionale e la stretta collaborazione tra i popoli nei vari campi della vita politica, economica e culturale; per una pace duratura nel mondo e perché sia scongiurata una nuova guerra. (…) Per rappresentare gli interessi degli ex prigionieri politici verso i governi e le istituzioni nazionali ed internazionali, (…) per combattere in favore di un’educazione democratica dei popoli; erigere monumenti per le vittime della barbarie fascista e mantenere la Memoria dei martiri; creare archivi internazionali sulle prigioni fasciste e sui campi di sterminio.”
Sono anni difficili e la Guerra Fredda rischia di fomentare divisioni politiche all’interno della federazione. Il 3 luglio del 1951 s’incontrano a Vienna le più importanti associazioni nazionali di Resistenti, antifascisti, perseguitati e deportati e prendono atto del risorgere della propaganda nazifascista in Europa, favorita dalle spaccature nell’alleanza della coalizione anti-hitleriana.
Occorre una nuova energia per opporsi alla rinascita del nazifascismo, per vigilare sulle libertà democratiche, difendere i valori di movimento di Resistenza e rafforzare i principi che hanno costituito la base delle Nazioni Unite. È questo lo spirito che porta alla nascita della FIR.
“I Combattenti della Resistenza si sono uniti per opporsi alla rinascita del nazismo e del fascismo, per vegliare sulle libertà riconquistate, difendere i valori della Resistenza, esigere la condanna dei criminali di guerra, riaffermare i principi che furono base della creazione delle Nazioni Unite” dichiarerà il Sen. Arialdo Banfi, Partigiano di Giustizia e Libertà e Presidente della FIR in rappresentanza dell’ANPI in occasione del trentennale della Federazione.
È il colonnello Frédéric-Henri Manhès, Partigiano francese deportato a Buchenwald, Presidente della FNDIRP (la Fédération Nationale des Déportés et Internés, Federazione nazionale dei deportati ed internati francesi) l’iniziatore del movimento. A lui si deve la convocazione della riunione di Vienna del 30 giugno 1951, che dopo quattro giorni di intensi lavori porterà alla nascita della FIR. Il colonello Manhès è eletto primo Presidente dell’organizzazione dei Resistenti e lo resterà sino al suo decesso nel 1959.
Anni intensi, in cui il lavoro della FIR è scandito dal motto “Mai più fascismo! Niente più guerra“. La federazione raccoglie le associazioni degli ex combattenti nelle forze antifasciste (civili e militari), dei perseguitati dai regimi nazista e fascista durante la Seconda guerra mondiale e dei nuovi antifascisti; a essa aderiscono organizzazioni provenienti da 20 Paesi europei e da Israele e nuove associazioni continuano ad aggiungersi: nel 1971 la FIR conta 55 membri, saranno 64 nel 1981.
Nei primi anni della sua esistenza la federazione organizza varie conferenze internazionali su temi politici, storici e che riguardano la salute dei prigionieri nei campi di concentramento. Lo scopo di queste attività è dimostrare che la sconfitta del nazifascismo non è solo dovuta all’intervento degli eserciti alleati, ma anche a quello dei Resistenti e Partigiani.
Per preservare la memoria dei combattenti antifascisti e fornire ad accademici e alle generazioni successive materiale di studio e di memoria, la FIR crea una Commissione storica, che ha pubblicato dieci relazioni sui movimenti resistenziali nei vari Paesi europei, compreso un dettagliato lavoro di ricerca sulla liberazione di Parigi, Praga e il Nord Italia e sulla resistenza nei campi di concentramento e di sterminio, con una particolare attenzione ai gruppi di resistenza ebraici.
Le conferenze sulle condizioni mediche e di salute degli ex internati nei lager mettono in luce le conseguenze delle persecuzioni nazifasciste sui prigionieri e sulle loro famiglie, sottolineando la necessità di un equo indennizzo attraverso i pareri di medici di fama internazionale.
Arialdo Banfi diviene Presidente della FIR nel 1965 e riassume così lo spirito della federazione “È vero che tra di noi ci sono uomini molto diversi, sul piano ideologico, politico, religioso. Ci sono comunisti, socialdemocratici e socialisti, ci sono gollisti ed indipendenti; cattolici, ebrei ed atei. E malgrado tutto ciò la FIR ha saputo non solo mantenere, ma rafforzare la sua unità”.
Un punto fondamentale delle lotte nei primi anni di attività è il contrasto al riapparire di organizzazioni filonaziste e ai tentativi di restaurazione nella Repubblica Federale Tedesca. La FIR interviene a più riprese documentando le verità dei crimini nazifascisti e – a seguito dell’attentato alla sinagoga di Colonia nel dicembre del 1959 – convoca una conferenza internazionale contro il risorgere del nazismo e dell’antisemitismo. 130 delegati provenienti da 13 Paesi si incontrano a Firenze nel marzo 1960, sotto l’egida dalla Lega Internazionale per i Diritti dell’uomo, l’Unione delle Comunità ebraiche in Italia, l’ANPPIA, l’ANED, l’ANPI e la FIR. Sempre nel capoluogo toscano, tre anni dopo, è convocato il “Raduno internazionale contro il riemergere di nazismo e fascismo”, parte della campagna contro la HIAG (“Associazione di sostegno agli ex membri delle Waffen-SS”), che la Federazione ha iniziato nell’ottobre del 1963. A seguito dell’incontro italiano e delle costanti pressioni della FIR e delle associazioni nazionali, la HIAG è costretta ad annullare il previsto congresso europeo delle ex SS.
La collaborazione tra l’ANPI e la FIR è, in quegli anni, quotidiana, non solo per il contributo del presidente Banfi, ma anche attraverso il lavoro di Umberto Elia Terracini – che della Federazione sarà Vicepresidente dalla fondazione sino alla sua morte, nel 1983 – di Ferrer Visentini – Tesoriere e membro della Commissione controllo finanziario della FIR nel ventennio ’70/’80 – di Giuseppe Gaddi – membro del Comitato Esecutivo negli anni ’60 e della Segreteria dal 1969 – e di Isacco Nahoum, Vicepresidente nazionale dell’ANPI e per lungo tempo membro del Comitato Esecutivo della FIR.
L’inizio degli anni ’80 segna un progressivo distacco tra l’ANPI e la Federazione Internazionale dei Resistenti; pur rimanendo in contatto e collaborando a varie iniziative le due organizzazioni vivono in maniera diversa le mutazioni geopolitiche di quegli anni. La stessa cosa avviene con altre realtà resistenziali europee, ad esempio con le associazioni francesi, che pur essendo state alla base della creazione della FIR, decidono di cessare la collaborazione pur senza mai affermare apertamente l’uscita dalla federazione.
Dobbiamo a Massimo Rendina, rappresentante della FIR in Italia a cavallo del passaggio del millennio, il permanere dei rapporti tra le due organizzazioni e alla lungimiranza di Tino Casali e Raimondo Ricci il progressivo riavvicinamento che, grazie all’attenzione che Carlo Smuraglia ha da subito dedicato alla presenza ed all’impegno internazionale dell’ANPI, ha portato nel maggio del 2013 all’effettivo rientro della nostra associazione nella FIR, con l’elezione del Presidente Smuraglia alla Presidenza onoraria della FIR, di Marcello Basso alla Vicepresidenza e di Filippo Giuffrida nel Comitato Esecutivo.
La Federazione ha, nel frattempo, trasferito la sede da Vienna a Berlino e già nel 2004, in occasione del tredicesimo congresso, approvato un nuovo statuto che permette l’integrazione dei giovani antifascisti anche negli organi direttivi, aggiungendo al nome storico la menzione “Associazione di Antifascisti”. Michel Vanderborght, Partigiano belga, assume la presidenza, che manterrà sino al decesso nel settembre 2010.
È un periodo d’intenso lavoro per la FIR, che ritrova lo slancio e il vigore degli inizi, tanto che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, per le varie attività in favore del disarmo e la cooperazione internazionale, le concede lo status di “Ambasciatore di Pace”, rafforzando la cooperazione con l’ONU che, sin dalle origini, è un interlocutore fondamentale. Come lo è il Consiglio d’Europa e – da qualche anno – il Parlamento europeo. La FIR è infatti l’unica organizzazione antifascista ufficialmente accreditata all’Unione Europea.
Innumerevoli le iniziative condotte direttamente o in collaborazione con le associazioni nazionali di questi ultimi anni, dalla Conferenza del maggio 2006 al Parlamento Europeo sui 60 anni d’Antifascismo in Europa alle manifestazioni a Riga contro il raduno annuale delle ex SS, l’organizzazione delle 3 edizioni del Treno dei 1000, l’incontro del gennaio 2014 in Campidoglio su “Destre e Antifascismo europei”, la Mostra sulle Resistenze Europee (esposta al nostro recente Congresso di Rimini), la carta dei campi di detenzione e sterminio (oltre 2200 luoghi di memoria in Europa).
Il recente congresso di Praga, che ha visto il rientro dell’Associazione francese ANACR, si è lungamente occupato non solo delle questioni legate alla presenza di movimenti e partiti di destra nella vita sociale e parlamentare di molti Stati europei, ma ha altresì stabilito un intenso programma di lavoro per gli anni a venire, che comprende una nuova edizione del Treno dei 1000, una rinnovata attenzione alle sinergie con le associazioni nazionali, nuovi strumenti di comunicazione e un più stretto rapporto con le istituzioni internazionali.
I delegati hanno rinominato alla presidenza Vilmos Hanti (MEASZ-Ungheria), eleggendo Filippo Giuffrida (ANPI), il generale Michail A. Moiseev (Federazione dei Veterani Russi) e Christos Tzintsilonis (PEAEA-Grecia) quali Vicepresidenti e confermando Ulrich Schneider (VVN-Germania) nel ruolo di Segretario Generale e Heinz Siefritz (VVN-Germania) quale Tesoriere. Il Congresso ha anche eletto al Comitato Esecutivo Alessandro Pollio Salimbeni (Vicepresidente nazionale dell’ANPI), Jean Cardoen (Fondazione Auschwitz-Belgio), Nikolai Royanov (Federazione dei Veterani Russi) e Gregori Touglidis (PEAEA-Grecia).
Si apre un nuovo capitolo nella storia della Federazione Internazionale dei Resistenti, in un contesto in cui la necessità di un antifascismo internazionalista appare più attuale che mai.
Filippo Giuffrida, giornalista, Presidente ANPI Belgio, Vicepresidente della FIR in rappresentanza dell’ANPI
Pubblicato lunedì 19 Dicembre 2016
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