L’umore è buono, le analisi al solito precise e lucidissime, lo spirito collaborativo già in pista. Carlo Smuraglia ci ha fatto l’immenso piacere di farsi intervistare. Una conversazione intensa, a tutto futuro. Si parte naturalmente dal 3 novembre giorno della sua elezione a Presidente Emerito dell’Anpi e di quella di Carla Nespolo a Presidente nazionale.
La mia vita è certamente cambiata, da quel venerdì, nel senso che nei miei sei anni di Presidenza non ho avuto un attimo di respiro e adesso in qualche modo ce l’ho. Ho lavorato intensamente da Milano e da Roma, sono andato in giro per tutta l’Italia, (non solo per il referendum) e i fine settimana li ho dedicati, sistematicamente, al recupero delle cose più delicate e alla stesura di ANPInews (la newsletter settimanale dell’Anpi Nazionale – ndr).
Come si svolgerà materialmente l’incarico di Presidente Emerito?
Con questa carica il Comitato nazionale ha voluto assicurare una continuità di presenza ideale, specificando anche alcuni settori da seguire in modo particolare, come l’attuazione del protocollo con il MIUR, la realizzazione dei Seminari sulla inattuazione della Costituzione e i lavori del Gruppo che si occupa delle misure da assumere, anche sul piano giuridico, contro l’escalation di vecchi e nuovi fascismi. Insomma, non sono disoccupato, ma certo è venuta meno la quotidianità, mancano i settimanali soggiorni a Roma, la News, e tutto ciò che comporta la presidenza di un’Associazione impegnata come l’Anpi, con oltre 120.000 iscritti e organismi periferici presenti in tutta Italia. Adesso sarò più libero anche di seguire, con più regolarità, le mie inclinazioni particolari come la musica, il teatro di prosa, le mostre… E farò certamente altre cose a cui sto pensando e che sto predisponendo. Questo passaggio, comunque, non avviene in modo indolore. Dopo sei anni in cui ho cercato di costruire un Anpi forte e agguerrita, è anche un po’ triste lasciare le cose in corso, le iniziative cui avevo dato vita e che sono da concludere, e così via. E poi i rapporti personali quotidiani, non solo di fratellanza ma anche di amicizia, pur restando intatti, perdono la continuità e questo mi dispiace molto. Peraltro, ho deciso io di “abbandonare”, non per stanchezza ma perché trovavo incompatibile la mia carta di identità con l’indicazione, più volte ripetuta, della necessità di un cambiamento anche generazionale. Dunque non ho di che lamentarmi perché so benissimo che la coerenza comporta dei costi, che oggi, purtroppo, molti preferiscono non sostenere. Non farò mancare il mio apporto ogni volta che sarà richiesto o sarà comunque necessario. Insomma, sono andato via dal ruolo di Presidente, ma in qualche modo “resto”.
Un comprensibile, piccolo intermezzo di malinconia, ma dura poco, urgono analisi e prospettive.
Lascio, alla nuova “gestione” un’Anpi cresciuta e maturata, nel lavoro e nell’impegno per la Costituzione, l’antifascismo, la memoria. Ho cercato di incidere su quest’ultima facendo in modo che fosse quella che lo storico De Luna ci ha mirabilmente indicato, andando oltre il doveroso e doloroso ricordo, verso una memoria fatta di consapevolezza e conoscenza. L’Anpi è cresciuta nell’impegno del referendum, che è stato veramente grande ed è stato realizzato senza rotture significative al nostro interno. Lascio, dunque, un’Anpi unita; come dimostrato dall’elezione del nuovo Presidente all’unanimità (e non era facile immaginarlo); lascio un’Anpi “matura”; ed anche questo è dimostrato dalla scelta – unanime – di una Presidente capace e fortemente legata alla storia dell’Anpi, che è anche donna. Una scelta importante, per un’Associazione che non aveva mai avuto una donna al vertice; un segnale e un esempio che diamo a chi disserta astrattamente sull’emancipazione femminile; riconoscendo, con questa scelta, anche ciò che le donne sono state nella Resistenza e nella Costituente, esercitando un ruolo attivo di primaria importanza. Lascio, infine, un’Anpi che si rinnova nel segno della continuità. Abbiamo Presidenti di Sezione e di Comitati provinciali, di età veramente giovane; e abbiamo molti che si iscrivono perché vedono in noi la vera speranza per il futuro. In questa Anpi le questioni di genere non hanno mai avuto spazio (e tanto meno lo avranno adesso). Abbiamo donne Presidenti di Comitati provinciali e di Sezioni; diverse sono presenti nel Comitato nazionale; e molte non hanno esitato a intervenire nel dibattito che si è tenuto nel Consiglio nazionale di Chianciano. Non si tratta di una immagine edulcorata: abbiamo anche qualche problema di inserimento, di aspettative eccessive di ciò che l’Anpi non può dare, né fare; ed abbiamo la necessità di trasformare in attivisti gli acquisti più recenti. Ma tutto questo non ci spaventa perché siamo consapevoli dell’importanza di affrontare con serietà anche le questioni più complesse. E ce ne saranno ancora, su un piano più generale, visto che viviamo in tempi difficili ed estremamente complicati, tanto da porre alla nostra attenzione, continuamente, problemi nuovi, che affronteremo con lo spirito di sempre.
Un problema sarà quello dell’aggressione delegittimante di chi dirà che ufficialmente l’Anpi da oggi non rappresenta più i partigiani e di conseguenza il suo continuare ad esistere non avrebbe più senso.
Se abbiamo alcuni nemici “tradizionali”, godiamo però di stima e autorevolezza da parte di istituzioni e di cittadini. Molti, anche giovani, guardano alla nostra associazione con affetto e speranza; e molti prendono in seria considerazione le posizioni che assumiamo e le iniziative che svolgiamo, perché sanno che sono sempre all’insegna della serietà e di un impegno consapevole che trae le sue radici dal passato, ma contemporaneamente guarda al futuro. Insomma, nonostante ogni tentativo di delegittimazione, l’Anpi c’è, con autorevolezza, e affidabilità. Lo stesso venir meno del tradizionale Presidente partigiano, non ha costituto e non costituisce per noi un vero problema. Si tratta di una vicenda “normale”, tenendo conto degli anni che passano, che abbiamo superato – come si dice – en souplesse anche questo piccolo scoglio, in avanti, con una scelta coraggiosa e significativa, di cui sono particolarmente felice e orgoglioso.
L’Italia è in un evidente stato di semiabbandono rispetto alla civiltà e alla responsabilità della politica, alla possibilità dei cittadini di partecipare, alle radici da curare e coltivare. Per non parlare della crescente brutalità neofascista. L’Anpi dovrà probabilmente caricarsi sulle spalle, ancora di più, il ruolo di stimolare una rinascita dello spirito di servizio democratico.
Certamente, la situazione attuale in Italia e nel mondo, è quanto meno difficile. C’è una forte virata a destra, in Europa, ma non verso una destra liberale, ma piuttosto verso un colore “nero” e un sapore frequente di autoritarismo illiberale. Crescono muri e fili spinati, anche ideali, nel prevalere di spinte egoistiche, nazionaliste, razziste. In un recente sondaggio, non pochi, in Italia, si sono espressi in favore di una guida “forte”, pensando perfino all’uomo solo al comando. In Italia, poi, abbiamo una recrudescenza di vari tipi di fascismo, che imperversano nelle piazze, nelle strade e soprattutto sul web. Bisogna assolutamente fermare questo “nuovo” corso e combattere tutti i fascismi, non solo con leggi adeguate e seriamente applicate, ma anche con una grande campagna culturale, che ricordi o faccia conoscere che cosa è stata la dittatura nel nostro Paese e che dimostri che la loro non è una “vera” alternativa. Questa si realizza solo attuando i veri connotati della democrazia, cioè la partecipazione, la cittadinanza attiva, l’effettivo esercizio della sovranità popolare. Bisogna far capire a tutti che il problema fondamentale è che la Costituzione venga finalmente applicata nei suoi princìpi, nei suoi valori e negli “ordini” che essa impartisce ai governi perché assicurino diritti, libertà e uguaglianza, faccia crescere il lavoro (dignitoso), induca la scuola ad essere davvero il luogo in cui si formano i “cittadini”. Questa battaglia per la Costituzione (che va conosciuta, applicata e amata) è per noi fondamentale e deve essere l’impegno di ogni ora, di ogni momento della nostra vita quotidiana. Solo in questo modo potremo favorire il riscatto di questo Paese, felicemente ed efficacemente descritto come “smarrito”.
Un’Anpi dunque ancora più presente ed effettivamente nazionale. Quella casa di tutti gli antifascisti che resta l’obbiettivo prioritario.
L’Anpi deve essere il centro di ogni forma di antifascismo, il punto di coagulo di tutti coloro che amano la democrazia e vogliono un futuro migliore. L’Anpi non può condurre le sue battaglie contro ogni tipo di fascismo e di razzismo, da sola; ma deve creare una vera unità di intenti, come si è realizzata – di recente – nella manifestazione del 28 ottobre, in Campidoglio, con la partecipazione di una ventina tra Associazioni, partiti, movimenti, che credono nella democrazia e nell’antifascismo. Questa sorta di alleanza si è riprodotta in tutta Italia, nella stessa giornata del 28 ottobre; e questo è di straordinaria importanza. Bisogna continuare su questa strada, mantenendo la tipica e necessaria autonomia dell’Anpi, ma al tempo stesso collegandosi con tutte le forze democratiche per le battaglie più impegnative per il presente e per il futuro del Paese. Dall’8 settembre 1943 (da alcuni, a torto, considerato come la “fine della Patria”) nacque la riscossa e poi la Resistenza. Io spero che quella voce “misteriosa” evocata da Calamandrei, che chiamò gli italiani alla riscossa, torni a farsi sentire.
Cosa augura il Presidente emerito alla nuova Presidente nazionale e a tutti i dirigenti e iscritti?
Auguro alla nuova Presidente, ai dirigenti e agli iscritti dell’Anpi che non ci sia bisogno di tornare a pensare a una voce misteriosa scaturita da un profondo indefinito, ma piuttosto si trovi la forza del rinnovamento e del cambiamento nella volontà di tanti, che magari oggi soffrono, in silenzio, una situazione drammatica, ma che spetta all’Anpi riportare sul sentiero della speranza e dell’impegno.
Pubblicato giovedì 16 Novembre 2017
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