Su change.org è apparsa una petizione che chiede la “chiusura e messa fuorilegge dell’ANPI”.
E per esser più chiari: “Chiediamo che venga messa fuorilegge l’ANPI su questo Paese, che sia chiusa fino all’ultima sezione e che vengano processati per crimini di guerra TUTTI i Partigiani ancora in vita”.
Il mittente è la “Comunità Militante dei Dodici Raggi”, il destinatario è “il popolo”.
Chiunque può accedere alla petizione e firmarla.
Facciamo il punto.
Cosa è change.org?
change.org è una piattaforma online per il lancio di petizioni, uno strumento dal basso per aggregare persone e fare pressione verso chi si desidera (istituzioni, organizzazioni, leader) su temi specifici. Nonostante il suffisso “.org” non si tratta di una organizzazione no-profit, ma è un’azienda americana con sede fiscale nel Delaware (che è una sorta di paradiso fiscale interno agli USA) e sede fisica nella Silicon Valley. Ma da qualche anno ha una sede anche a Roma, con un ufficio che si occupa specificamente delle petizioni che riguardano il nostro Paese.
change.org è uno strumento aperto a tutti, gratuito.
Se è vero che change.org nasce sull’onda della partecipazione democratica offrendo un’adeguata infrastruttura tecnica per i temi più svariati, nel tempo è diventato anche qualcos’altro. Ad esempio è chiaramente possibile creare una petizione al solo scopo di fingere che una qualche questione nasca “dal basso” e quindi sia realmente radicata nella società, mentre magari è semplicemente una mossa comunicativa di organizzazioni ben strutturate.
Ed è possibile fare anche il contrario, come nel nostro caso: ottenere una grande esposizione mediatica, con un tema che è in tutta evidenza una provocazione senza alcuna pretesa, neppure dissimulata, di rendere applicabile la petizione.
Nel tempo change.org ha ricevuto critiche pesanti, fino ad ottenere il non gradito premio “Big Brother Award 2016” che viene assegnato alle istituzioni ed organizzazioni che più minacciano la privacy dei cittadini.
Abbiamo chiesto un parere alla giornalista Stefania Maurizi, che l’estate scorsa ha trattato aspetti controversi di change.org in un articolo apparso sull’Espresso dal titolo “Così Change.org vende le nostre email“.
«Questa faccenda non mi stupisce. change.org assolve una funzione sociale, che è quella di dare voce a tutti. Si sono fatti nel tempo la reputazione di coloro che danno voce ai David contro i Golia. Invece ad un certo punto della loro storia, per poter essere i giganti delle petizioni online, hanno deciso che bisognava dare voce a tutti, tanto ai David quanto ai Golia. Quindi hanno cominciato ad imbarcare di tutto, senza stare a fare troppe distinzioni, per essere il primo del settore.»
Ma qual è il modello di business di change.org?
Ci risponde ancora Stefania Maurizi.
«Io l’ho raccontato nella mia inchiesta, loro hanno replicato che non è vero. Però di fatto il guadagno avviene con le petizioni sponsorizzate che sono basate su un modello che prevede la vendita dei dati degli utenti.
Ora: avevano promesso tempo fa che avrebbero abbandonato questo modello. Non me ne sono più occupata e sarebbe interessante capire se è vero. Fra l’altro i problemi in questo senso ci sono: c’è un’inchiesta del Garante della Privacy tedesco che punta a verificare se ci sia vendita di dati degli utenti e se quindi le loro attività non violino le leggi. Inoltre è in essere un’istruttoria del Garante della Privacy italiano. Quindi le preoccupazioni che ho segnalato non sono campate per aria, se ci sono queste inchieste e indagini significa che c’è bisogno di andare a capire come funziona.»
Che cosa è la Comunità Militante dei Dodici Raggi?
Conosciuti anche con l’acronimo “Do.Ra.” sono uno dei molti gruppi che agitano la frammentatissima area dell’estrema destra italiana. Il nucleo del gruppo vive nel Varesotto, in una frazione del comune di Sumirago, conducendo uno stile di vita ispirato dalla loro ideologia.
Giusto poco più di un mese fa La Repubblica ha dedicato a questo gruppo un articolo che ne delinea l’ideologia e le pratiche. A seguito di questo, Pd e Sel chiesero in parlamento all’allora ministro dell’Interno Alfano di mettere fuorilegge i Do.Ra.: i Do.Ra. sono ancora lì e alzano il tiro.
Riti con croci uncinate infuocate, celebrazioni per il compleanno di Hitler e la profanazione simbolica dei luoghi della Resistenza, sono queste alcune delle attività della Comunità Militante dei Dodici Raggi. Ma ci sono i contatti con il tifo calcistico, i mercatini locali dove vendere alcuni prodotti, la ferrea disciplina, gli incontri sui temi del negazionismo.
Il loro nome non è certo equivoco, si rifà al simbolo del “sole nero” caro ai nazisti e presente nel grande salone del castello di Wewelsburg, ovvero il luogo che secondo Himmler sarebbe divenuto il centro del nuovo mondo nazista.
Approfondisce la questione Maria Ester de Tomasi, presidente ANPI Provinciale Varese.
«Abbiamo scritto a change.org, chiedendo l’eliminazione di quella petizione. Inizialmente mi hanno risposto di non essere responsabili dei contenuti scritti dagli utenti, ma questo è chiaramente non vero. A quel punto abbiamo sporto denuncia presso la polizia postale. Per questa vicenda abbiamo ricevuto la solidarietà del prefetto, del presidente della Provincia, del segretario provinciale della Cgil; stiamo inoltre costruendo un evento pubblico a Varese, per denunciare alla cittadinanza questa realtà dei Do.Ra.
I Do.Ra. sono le persone che sono salite al Sacrario partigiano del San Martino con le croci runiche ad omaggiare le SS, sono apertamente negazionisti dell’Olocausto: sono chiaramente in contrasto con i principi costituzionali e le leggi Scelba e Mancino. Hanno la loro sede e Caidate, frazione di Sumirago. Abbiamo già contattato il sindaco ed abbiamo ricevuto richieste anche dalle persone che vivono lì per mettere in campo iniziative di contrasto.
Saranno neanche una cinquantina, ma quando vengono a Varese, ad esempio il 10 di febbraio, con la scusa delle foibe sfilano in parata militare vestiti di nero, arrivano nella piazza principale della città e chiamano il “presente”. Le foibe sono solo un pretesto: loro fanno una sfilata puramente fascista.
Quando fanno le loro manifestazioni chiamano a raccolta il Manipolo d’Avanguardia di Bergamo e altri, che arrivano la tutta la Lombardia e anche da più lontano. Quindi diventano 200 ed oltre.
Hanno fedine penali terribili, con violenze, anche un parricidio
Il problema, oltre alle pericolose idee di odio, è che sono dei delinquenti.»
Abbiamo scritto a change.org
In risposta ad una nostra email ci hanno comunicato che la petizione rispetta le loro regole, ma hanno chiuso i commenti alla petizione stessa “per evitare incitamenti all’odio o alla persecuzione”.
Abbiamo avuto modo di vedere quei commenti prima che venissero oscurati: la consueta lista di rabbiose offese alle democrazia italiana e ai “traditori”, come se essere fedeli alla dittatura, alle leggi razziali, alla deportazione e allo sterminio, alle guerre di aggressione e alla violenza come strumento politico possa costituire un titolo onorifico in un paese civile.
Fra le regole di change.org vi è una lista delle cose che non si possono fare. La prima recita: “Divieto di incitare all’odio […] L’incitamento all’odio tipicamente indica l’apologia di credenze o pratiche che attaccano o condannano un’intera classe di persone in base a caratteristiche quali l’età, il colore della pelle, […] o lo stato di veterano.”
Evidentemente si tratta di una traduzione letterale di regole adatte al contesto statunitense, ma tant’è: i partigiani non sono veterani di guerra ufficialmente riconosciuti dall’Esercito Italiano? L’attacco ai partigiani della Comunità Militante dei Dodici Raggi non è ad un’intera classe di persone in base al proprio stato?
Ma il punto naturalmente non è una questione formale di regole. Il punto è ben più sostanziale: change.org è una piattaforma di propaganda politica indiscriminata, adatta anche alle campagne dei neonazisti? È uno strumento nelle disponibilità di chi odia la democrazia?
Nel frattempo la petizione ha raggiunto oltre mille firme e continua a girare nel frastagliatissimo mare nero del neofascismo italiano ospitato da Facebook.
Non compare nelle pagine delle principali organizzazioni dell’estrema destra, in fondo è un mondo molto diviso e la petizione è evidentemente un tentativo malcelato di acquisire visibilità e ribalta politica. Ma intanto i Do.Ra. festeggiano e in una nota chiedono “un processo di piazza per collaborazionismo con l’invasore straniero e per crimini di guerra”.
Pubblicato lunedì 16 Gennaio 2017
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