A Roma il 24 febbraio contro fascismi e razzismi! È un appello che rivolgo alle compagne e ai compagni dell’Anpi e a tutti gli antifascisti del Paese. Con la ragione, perché c’è un pericolo, qui ed ora, per la democrazia e la convivenza civile. Col sentimento, perché l’antifascismo è anche una passione della memoria, per i partigiani caduti in combattimento, o fucilati, o vittime delle inenarrabili torture dei nazisti e dei repubblichini, per le centinaia di migliaia di italiani e per le decine di milioni di donne e uomini uccisi durante la Seconda guerra mondiale, perseguita e voluta dal führer e dal duce.
Il 24 febbraio. Sì, perché il segnale va dato qui ed ora. È vero, razzismi e fascismi sono incarnati nelle organizzazioni neofasciste propriamente dette, che da anni, ma in particolare negli ultimi mesi, sono state protagoniste, come mai era avvenuto in passato, di centinaia di iniziative, intimidazioni, minacce, violenze. Ma non nascondiamoci dietro un dito: vi sono forze ben più consistenti che a queste organizzazioni strizzano l’occhio, propugnano parole d’ordine e programmi con dosi crescenti di xenofobia e razzismo e negano persino l’evidenza delle violenze fasciste, come quelle di Genova, di Napoli, di Macerata.
Parliamoci chiaro: siamo davanti ad un’emergenza, nel doppio significato di venire alla superficie, come è per le centinaia di gruppi e associazioni che si rifanno al nazifascismo, e di situazione di particolare gravità per le istituzioni. Da qualche mese il coordinamento nazionale “Mai più fascismi” ha avviato una gigantesca raccolta di firme in calce ad un appello alle istituzioni perché si stronchi il fenomeno, anche mettendo fuori legge le organizzazioni neofasciste e razziste. E andiamo avanti con la raccolta per comprovare che un intero Paese non tollera più la continua violazione della Carta, delle leggi, dello spirito della democrazia. A conclusione di questa raccolta firme daremo vita a una grande manifestazione popolare il 2 giugno, festa della Repubblica, nello stesso giorno del referendum del 1946, quando l’Italia chiuse per sempre la porta alla monarchia, e a settant’anni di distanza dalla nascita della Costituzione.
Dunque la raccolta di firme è necessaria, ma ci siamo resi conto che non è sufficiente: ci siamo detti che oggi occorre un segnale popolare, nazionale, unitario. Abbiamo scelto questa via, la via dell’unità, non solo perché è nella natura dell’Anpi, non solo perché è la più forte, ma anche perché – a ben vedere – è l’unica che può portare all’isolamento di chi vuole trasformare il Paese in una zona franca di squadristi e razzisti di ogni tipo e di chi forse auspica con malcelata nostalgia di trasformare il nostro Parlamento in un bivacco di manipoli. Insomma, uniti si vince.
Non è un mistero il fatto che il sistema democratico del nostro Paese negli ultimi anni si sia indebolito, e più volte ne abbiamo indicato le cause. Ma oggi dobbiamo aver chiaro che da un sistema democratico si può uscire, si può scivolare – per dirla meglio – verso un sistema meno democratico, o autoritario, o peggio. Ce lo dice la storia nazionale: nel 1922 c’era un clima pesantissimo di violenze squadristiche che culminò nella marcia su Roma, ma dal punto di vista formale Mussolini fu investito legalmente della carica di capo del governo dal re; ce lo dice la geografia europea contemporanea: nell’Ungheria e nella Polonia di oggi attraverso meccanismi democratici sono andati al potere governi oscurantisti e reazionari, e sulla stessa strada si è incamminata di recente l’Austria.
Nonostante tutto, oggi c’è in Italia una saldissima base di consenso attivo e di partecipazione alla vita democratica: l’associazionismo, il volontariato, le lotte sociali. Da questo dobbiamo, possiamo e vogliamo ripartire per difendere e rafforzare quell’insieme di istituzioni e di società che abbiamo chiamato Repubblica antifascista, e per mettere sempre più in pratica una Carta costituzionale troppe volte disattesa. Non consentiremo a nessuno di mettere in discussione un patrimonio che è costato lacrime e sangue e che ci ha consentito, dopo il buio del ventennio, di diventare un grande e civile Paese, la cui Costituzione recita all’articolo 3 che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Per questo, su proposta dell’Anpi nazionale, il coordinamento ha deciso di promuovere la manifestazione di Roma del 24 febbraio: vorremmo vedere decine di migliaia di donne e di uomini, di famiglie, di ragazzi, di lavoratori sfilare sotto una sola bandiera, quella dell’antifascismo e della Repubblica nata dalla Resistenza, con la tranquillità di chi sa di avere dalla sua parte la ragione della storia e la forza dell’unità popolare. Come avvenne, a ben vedere, nelle circostanze più drammatiche della recente storia della Repubblica, da piazza Fontana in poi. Oggi l’Anpi lancia la sfida: mai più fascismi! Mai più razzismi! Facciamo sì che un giorno tutti possano dire con orgoglio: “quel 24 febbraio, a Roma, io c’ero”.
Carla Nespolo, Presidente nazionale dell’Anpi
Pubblicato giovedì 22 Febbraio 2018
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