«Sestri Levante è antifascista e conferma la sua grande tradizione democratica. Una scelta degna dell’imponente storia partigiana cittadina e dell’amministrazione comunale». Commenta così il coordinatore regionale Anpi Liguria e presidente dell’Anpi provinciale di Genova, Massimo Bisca, l’approvazione nel Consiglio levantino del 19 dicembre scorso della norma che proibisce sedi e spazi pubblici a neofascisti, razzisti e a qualunque movimento, partito politico o associazione “assuma posizioni” discriminatorie, omofobe, antisemite, xenofobe, o sessiste. «Sestri è il primo comune di tutta la regione a deliberare – spiega Bisca –. Ed è solo l’inizio, altri Municipi, tra i quali Santa Margherita Ligure, stanno mettendo all’ordine del giorno documenti simili ». Il testo della mozione adottata a Sestri richiama l’esperienza resistenziale della “città dei due mari” (oggi nel territorio metropolitano genovese). La Comunità intera pagò un prezzo altissimo nella lotta di Liberazione con eccidi, deportazioni. La divisione Coduri era composta soprattutto da operai dei cantieri navali e delle fabbriche e salvarono gli impianti dalla distruzione nazista; il suo cappellano, parroco Don Giovanni Battista Bobbio, venne torturato e fucilato come riferisce la motivazione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria. «È stato un bellissimo regalo di Natale», aggiunge Marinella Ravettino, tesoriera della sezione Anpi di Sestri, che con il presidente Ezio Vallerio e altri esponenti dell’associazione ha seguito i lavori e la discussione in Aula. Un dibattito molto acceso che ha visto la destra prendersela con la sindaca Valentina Ghio che, figlia di partigiani, ha replicato: «Sono molto addolorata, mi aspettavo punti di vista differenti emergenti da sensibilità diverse ma non che ci si potesse dividere in modo tanto eclatante. Stiamo tutti girando attorno al punto focale della questione: il fascismo è illegale in Italia, secondo i principi costituzionali. Vogliamo o no difendere la Costituzione?». Infine la mozione è passata con i voti della maggioranza, contraria Segesta domani, mentre Lega Nord e Popolo per Sestri hanno abbandonato l’Aula e il M5s si è astenuto.
A voler garantire il pieno rispetto della Costituzione e dei suoi valori anche Firenze. Il 18 dicembre, il Consiglio di Palazzo Vecchio ha deliberato a larghissima maggioranza la modifica allo statuto cittadino. Ben 31 i sì (Pd, Firenze riparte a Sinistra, Firenze Viva, Alternativa Libera, Articolo 1 – Mdp) compresi quelli del M5S, 4 i voti contrari (Forza Italia e FdI).
«Un gran bel giorno – commenta Vania Bagni, vice presidente nazionale Anpi e coordinatrice regionale dell’associazione – . Le istituzioni locali sono così in prima fila nel contrasto alle discriminazioni e alle ideologie filo fasciste e naziste. È il risultato di un percorso partecipato, avviato con un appello di Anpi e Aned, e firmato dal Sindaco Nardella e dai consiglieri comunali». L’atto approvato mette nero su bianco che “Firenze fonda la propria azione sui principi e valori della Costituzione italiana e della Resistenza, in quanto città medaglia d’oro al valor militare per la sua attività nella lotta antifascista e partigiana durante la Seconda guerra mondiale, oltreché medaglia d’oro al merito civile”. In pratica nello statuto sono stati introdotti un nuovo articolo, il 5 bis, e un nuovo comma, l’1 bis dell’art. 6. L’art. 5 bis “sulle azioni positive per la concreta attuazione della Costituzione” specifica “che il Comune opera, attraverso l’azione amministrativa, nell’ambito della propria autonomia e delle funzioni delegate o attribuite dallo Stato, per facilitare la concreta realizzazione dei principi costituzionali, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni pubbliche, di condizioni personali e sociali, nel rispetto della libertà e dell’uguaglianza dei cittadini, e per favorire il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica del Comune stesso contrastando l’ideologia nazi-fascista, in quanto contraria alla Repubblica e alla Costituzione nate della Resistenza e antitetica agli ideali della Città di Firenze, che l’ha concretamente combattuta”.
Il comma 1 bis dell’art. 6, ispirandosi anche al disegno di legge Fiano, aggiunge che il Comune opererà “contrastando la propaganda di immagini e/o comportamenti dai contenuti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti”. D’ora in poi chi vorrà organizzare eventi pubblici dovrà sottoscrivere un’autocertificazione di contrarietà a fascismo, nazismo, razzismo e omofobia.
Grande contentezza anche a Barberino di Mugello (FI), dove il 29 novembre la mozione antifascista è passata all’unanimità in Consiglio municipale.
Andrea Poggiali, presidente della sezione Anpi è orgoglioso. Il piccolo comune di Barberino era sulla Linea Gotica e pagò con la distruzione di case e campagne la lotta contro l’occupazione nazifascista. Molti cittadini erano aggregati alla Brigata Fanciullacci e si contano 4 Caduti .
«L’odg giorno rispetta una storia democratica che nessuno da noi dimentica – precisa Poggiali – e che continuò anche dopo la Liberazione». Infatti il Cnl locale costituitosi all’indomani dell’8 settembre ’43, continuò a operare anche dopo la Liberazione, l’11 settembre ’44, dando un concreto aiuto alla Ricostruzione e si scioglierà solo nel 1946».
Il cuore democratico batte forte anche in Sardegna. Il 19 dicembre Nuoro è divenuta città antifascista. La mozione “Valori della Resistenza antifascista e dei principi della Costituzione Italiana” è stata approvata.
Con i voti della maggioranza . «Questa importante deliberazione del Consiglio comunale fa seguito ad analoghe prese di posizione dei consigli comunali di Ozieri e di Sassari – commenta il coordinatore Anpi Sardegna, Marco Sini –. Anche a Cagliari, su imput dell’Anpi, è prevista la messa all’ordine del giorno di un atto di indirizzo antifascista ». Intanto a Nuoro si festeggia. «L’atto adottato fa onore ai nostri partigiani – dichiara soddisfatto Graziano Pintori, presidente Anpi della provincia nuorese –. In questo modo rendiamo omaggio a quei tantissimi militari sardi che lontani da casa, come ottimamente documenta il libro pubblicato dall’associazione nazionale con Le Monnier, La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia (1943-1945), immolarono le loro vite e la loro gioventù per conquistare la democrazia.
L’ordine del giorno – prosegue Pintori – è il frutto di un cammino partecipato, seguito a un incontro ufficiale tra Anpi, Comitato antifascista e amministrazione». Le istituzioni cittadine, il Sindaco Andrea Soddu e il Presidente del Consiglio comunale nuorese, Fabrizio Beccu, sono state in prima fila aggiunge Pintori: «Nella consapevolezza di non dover abbassare la guardia e di non sottovalutare le subdole attività tese a restringere gli spazi democratici».
Intanto mentre a Milano è finita in bagarre la presentazione della mozione antifascista e ad Aosta è stata respinta, a Brescia è stata la Giunta, con il voto di tutti i presenti, a varare la delibera n. 781. Oggetto: la concessione di spazi e aree pubbliche, sale e altri luoghi di riunione di proprietà comunale.
La norma prevede l’obbligo di allegare alla domanda di concessione una dichiarazione esplicita d’impegno: riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e del ripudio del fascismo e del nazismo; non compiere manifestazioni esteriori inneggianti nostalgie del ventennio; non professare e non fare propaganda di ideologie neofasciste e neonaziste; non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, propagandando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la Costituzione e i suoi valori democratici. I principi fondanti della Repubblica italiana, nata dalla Resistenza.
Pubblicato giovedì 21 Dicembre 2017
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