L’8 settembre è stata depositata in Consiglio Comunale di Torino una mozione di cui è primo firmatario Mimmo Carretta, segretario provinciale del Pd, con le firme dei consiglieri Pd, M5s e Torino in Comune-la Sinistra.
L’iter è stato abbastanza veloce e l’8 novembre il Consiglio ha approvato la mozione.
Essa ha per titolo: “Valori della Resistenza antifascista e dei principi della Costituzione repubblicana”; ricorda il fatto che Torino è insignita della Medaglia d’oro al Valor Militare e impegna Sindaca e Giunta “a non concedere spazi e suoli pubblici a coloro i quali non garantiscano di rispettare i valori sanciti dalla Costituzione, professando e/o praticando comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti”.
Impegna inoltre il Consiglio Comunale a promuovere iniziative per mantenere la memoria storica e perché sia posta attenzione “all’affacciarsi di nuovi fascismi che mettano in discussione i principi democratici e di pacifica convivenza”.
Su 31 presenti ci sono stati 30 voti favorevoli, assente alla votazione la Lega, un solo contrario il consigliere già di Forza Italia, ora Direzione Italia, Roberto Rosso.
È stato fatto un buon lavoro che ora costituisce un riferimento per altre Amministrazioni della Provincia di Torino, ma non solo.
Torino è una città di consolidate tradizioni democratiche, attenta ad onorare la memoria della lotta di Liberazione e delle vittime del nazifascismo, costellata di monumenti, sacrari e lapidi che in centinaia di vie ricordano atti eroici della Resistenza e barbarie ed eccidi compiuti da nazisti e dai fascisti.
Apprezziamo però il fatto che è stata sentita la necessità, in questo momento, di un impegno e una indicazione forte.
Di fronte al dilagare di formazioni nazifasciste, di fronte alla disponibilità con cui si accetta di dialogare con queste (vedasi l’ospitata da Lucia Annunziata di CasaPound), di fronte all’affiorare di un orientamento che vede fascismo e antifascismo come due posizioni di pensiero, due opinioni del variegato mondo delle voci che frastornano il nostro presente, è importante, di fronte a tutto ciò, cominciare a fissare dei punti fermi, degli argini, che collochino fuori della democrazia, perché cancellata dalla Resistenza e dalla Costituzione, ogni logica che alla democrazia attenta.
Di questi tempi la democrazia è sicuramente debole, quelle forme di garanzia della sovranità popolare previste dalla Costituzione, istituzioni pubbliche, partiti ecc, sono in crisi o svuotate, populismi di varia natura picconano le istituzioni e i diritti di ogni cittadino, ma strade diverse da quelle forme democratiche che hanno dal secondo dopoguerra regolate la nostra vita pubblica e privata sono certamente peggiori.
Dobbiamo essere lieti che la battaglia condotta dall’Anpi, innanzitutto per allarmare sulla crescita dei fascismi e ferma nel sollecitare un diffuso spirito di antifascismo nelle istituzioni e nella cultura, cominci a dare frutti.
A Torino abbiamo lavorato dopo il referendum per esplorare le varie forme in Europa di totalitarismi e di rigurgiti di estrema destra, abbiano tenuto a giugno un affollato convegno su destre e populismi, e di questo rischio ha parlato alla festa dell’Unità, di cui era ospite, Carlo Smuraglia a settembre, le sezioni Anpi hanno sviluppato dibattiti e iniziative, si è messa in moto la consapevolezza di un’urgenza, della necessità di far rivivere l’impronta antifascista.
Se gli argini si moltiplicano e quello “amministrativo” è importante, se le autorità competenti riconoscono le manifestazioni di apologia del fascismo, possiamo considerare questa una buona base perché in molti si rifletta sulle matrici del fenomeno (la crisi economica, il disagio, le disuguaglianze, la povertà, l’esclusione) e sulle brecce che la politica ha aperto o lasciato aperte all’affermarsi di logiche corrosive del sistema democratico.
La strada dell’antifascismo è ancora lunga. L’Anpi esiste per questo.
Maria Grazia Sestero, Presidente dell’Anpi Provinciale di Torino
Pubblicato giovedì 16 Novembre 2017
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